Dossier del Senato sulla disparità di trattamento tra industrie e famiglie. Tra le soluzioni, introdurre la carbon tax
Il quadro della fiscalità ambientale italiana è coerente con il principio “chi inquina paga”? Ci sono margini per introdurre maggiori trasparenza ed equità nel sistema? Questi, in sintesi, sono gli interrogativi alla base del dossier “Chi inquina paga? I danni sanitari e ambientali delle attività economiche in Italia: quanto costa l’inquinamento alla collettività (e chi lo paga)“, recentemente pubblicato dall’Ufficio Valutazione Impatto del Senato.
La ricerca analizza i costi esterni (ovvero gli effetti negativi su persone, beni e ambiente) generati da azioni di carattere economico o sociale, come le emissioni di gas climalteranti nell’atmosfera o la produzione di rumore nel campo dei trasporti, fornendo delle stime interessanti sulle responsabilità dei vari settori della nostra società.
Nel dettaglio, nel 2013 le esternalità di carattere ambientale ammontano a circa 50 miliardi di euro, dei quali un terzo dovuto alle famiglie e i rimanenti due terzi riconducibili ad attività produttive (su tutte, un ruolo di primo piano è giocato da industria e agricoltura). Un confronto incrociato tra questi costi e il gettito di imposte quali le accise sui prodotti energetici o le tasse sui veicoli ha permesso ai tecnici di Palazzo Madama di rilevare che i nuclei familiari pagano il 70% in più delle loro esternalità ambientali, mentre le imprese versano il 26% in meno (per il solo comparto agricolo la cifra sale al 93% in meno).
Di fronte a un simile scenario di iniquità, l’analisi condotta dall’Ufficio Valutazione Impatto segnala tre aree di possibile intervento per migliorare la qualità delle imposte sull’ambiente: l’eliminazione graduale dei sussidi dannosi (valutati dal Mattm in circa 16 miliardi di euro l’anno), l’introduzione di una carbon tax con contestuale limitazione del trading Ets e la previsione di tasse su specifici inquinanti o sull’estrazione di risorse naturali scarse.
Al di là degli aspetti tecnici della questione, una fiscalità green più efficiente e più giusta rappresenterebbe uno strumento importante per affrontare al meglio la transizione verso un modello di sviluppo sostenibile, improntato alla filosofia dell’economia circolare.