Nel 2040 addio al petrolio e nel 2050 si chiude l’era delle fonti fossili e si apre quella dell’energia 100% rinnovabile: questi gli obiettivi ambiziosi inseriti nel PEM5S presentato oggi a Roma
Il MoVimento 5 Stelle ha scelto la sala stampa di Montecitorio per presentare il suo Programma energetico (PEM5S). La conferenza stampa si è tenuta nella mattina di giovedì 21 aprile ed è stata introdotta dall’On. Roberto Fico, uno dei membri del Direttorio pentastellato. Il deputato Davide Crippa e i senatori Andrea Cioffi, Gianni Girotto e Carlo Martelli si sono occupati invece dell’illustrazione degli aspetti tecnici contenuti nel documento.
Il PEM5S ha richiesto circa due anni di lavoro con numerosi tavoli tecnici di confronto e, in caso di immediata applicazione, dovrà avere effetto sul sistema energetico a partire dal 2020. Tuttavia, il primo obiettivo dichiarato è la lotta al carbone e agli inceneritori: i grillini mirano infatti alla chiusura degli inceneritori e all’azzeramento del consumo di carbone per la produzione di energia elettrica già nei prossimi anni. Lo strumento utilizzato per rendere non più conveniente l’utilizzo del carbone sarebbe quello di una tassa ambientale (carbon tax).
La visione dei Cinquestelle arriva al 2050 e le tappe principali sarebbero scandite da tre date: 2020, 2040 e 2050.
Entro il 2020 si vorrebbe ottenere la completa affrancatura dal carbone, con la dismissione delle centrali a coke ancora in funzione e il contestuale divieto di costruzione di nuovi impianti alimentati da fonti fossili. Entro il 2040 il sistema energetico italiano dovrebbe abbandonare per sempre il petrolio, fatta eccezione per il settore agricolo e per quello aeronautico. Nel 2050 l’Italia diventerebbe un Paese 100% green, con le fonti di produzione rinnovabili in grado di coprire il fabbisogno totale di energia, anche grazie all’aiuto dell’efficienza energetica.
In definitiva, il vettore elettrico sarebbe preferito a quello termico, verrebbe fortemente incentivata l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili (Fer), sarebbero necessarie una riduzione della domanda di energia e un enorme sviluppo tecnologico (con l’obiettivo imprescindibile di creare una filiera “made in Italy”), e il gas verrebbe scelto come fonte-ponte per la transizione verso un futuro nel quale tutta l’energia sarà prodotta in maniera pulita e rinnovabile. Pur scegliendo il gas come fonte di transizione, il M5S non ritiene necessaria la costruzione di ulteriori infrastrutture di interconnessione con l’estero (è stata ribadita la forte contrarietà al gasdotto TAP e dubbi sono stati espressi anche in merito agli interconnector elettrici), mentre si vorrebbe utilizzare a pieno regime la capacità già installata dei rigassificatori e puntare sulla produzione di gas da nuove tecnologie.
Tra i settori che sarebbero maggiormente interessati da questa rivoluzione c’è quello dei trasporti. I motori termici dovrebbero essere sostituiti da quelli elettrici. Secondo il M5S, la scelta di prorogare le concessioni autostradali e di privilegiare gli investimenti stradali invece di quelli ferroviari e per la mobilità urbana sarebbero una sorta di sussidio indiretto al consumo delle fonti fossili. Alla domanda su dove recuperare i fondi necessari per implementare tutte le misure necessarie per il raggiungimento dei target, il M5S risponde con un “basta semplicemente fare scelte politiche differenti rispetto a quelle di questo governo. […] Il problema sta nella priorità di spesa.” Il M5S ritiene infatti che le politiche del governo Renzi siano volte a garantire un futuro alle fonti fossili in Italia e a frapporre ostacoli (spesso burocratici) alla crescita e allo sviluppo delle rinnovabili.
Il PEM5S definisce un manifesto estremamente ambizioso (l’On. Crippa ha dichiarato che un documento più dettagliato sarà pubblicato nelle prossime settimane per una consultazione online) e, nelle intenzioni del MoVimento, necessiterà di aggiornamenti almeno triennali. Certo è che per poter sperare di raggiungere tutti i target previsti dal Programma, per il M5S sarà fondamentale vincere con ampio margine le prossime elezioni nazionali, “conquistare” Palazzo Chigi e sperare di trovare terreno fertile anche in ambito europeo, dato che molti obiettivi presuppongono un forte e diretto intervento dello Stato sull’economia.