Da qualche ora (finalmente) si parla con maggiore insistenza dei 5 referendum promossi da Lega e Partito Radicale, sostenuti dal centrodestra. Si tratta di referendum abrogativi come previsto dall’art. 75 della Costituzione e per essere validi sarà necessario in primo luogo che si rechi a votare la maggioranza degli aventi diritti e che tra i voti espressi prevalga il voto favorevole per il SI.
Un quesito riguarda l’abolizione della legge Severino (colore rosso). Votando SI non si avrebbe più la decadenza automatica per chi è condannato in via definitiva e tornerebbe al giudice la valutazione dell’applicazione dell’interdizione dai pubblici uffici.
Un quesito riguarda la limitazione delle misure cautelari (scheda arancione). Votando SI non sarà più possibile applicare misure cautelari (carcere, arresti domiciliari, obbligo di firma) per i reati meno gravi sul presupposto del rischio di reiterazione del reato. Le motivazioni a sostegno del SI sottolineano che la parte dell’art. 274 del codice di procedura penale è spesso abusato dai giudici e comporta la carcerazione preventiva immotivata.
Un quesito riguarda la separazione delle funzioni dei magistrati (scheda gialla). Votando SI si modificherà il sistema attuale che consente il passaggio di un magistrato dalla funzione requirente (pubblico ministero) alla funzione giudicante (giudice che emette la sentenza).
Un quesito riguarda l’introduzione di membri non togati (non giudici) nei consigli che giudicano l’operato dei giudici (scheda grigia). Votando SI professori universitari in materie giuridiche ed avvocati potranno votare nei giudizi sul lavoro dei magistrati con l’evidente scopo di eliminare l’autoreferenzialità della categoria dei giudici.
Un quesito riguarda l’abrogazione del requisito di almeno 25 firme di colleghi magistrati per potersi candidare tra i membri togati del Consiglio Superiore della Magistratura (scheda verde). Votando SI qualsiasi magistrato potrà liberamente candidarsi senza nessuno sbarramento.
Trattandosi di referendum abrogativi votando SI si è a favore dell’abrogazione della parte di legge indicata nel quesito, votando NO si è a favore del mantenimento del testo della legge attualmente in vigore.
Alcuni di questi testi di legge sono già interessati da disegni di legge non ancora approvati che portano il nome dell’attuale Guardasigilli, la Ministra Cartabia, in particolare quelli sulla separazione delle funzioni dei magistrati, l’intervento di non togati nei consigli giudiziari e l’eliminazione delle firme di sostegno per la candidatura al Consiglio Superiore della Magistratura, la mancata approvazione dei testi proposti dalla Ministra, rende possibile lo svolgimento dei relativi referendum.
Si tratta di quesiti tecnici e, tranne per il quesito sulla custodia cautelare, la maggior parte dei cittadini sono estranei ai fatti che riguardano i magistrati nelle loro carriere e nelle cariche elettive a loro riservate. Occorre però osservare che è interesse di ogni cittadino verificare se l’abrogazione o meno delle leggi indicate nei quesiti migliorino la funzionalità del sistema giustizia.
Sta al singolo valutare se sia meglio un meccanismo automatico di decadenza e sospensione dei pubblici amministratori o se sia meglio che sia il giudice con la sentenza definitiva a decretare l’interdizione dai pubblici uffici.
E’ elettore a doversi chiedere sia giusto che i magistrati si giudichino tra loro o se il giudizio del loro operato debba essere fatto anche da non giudici. E’ ancora il cittadino che deve chiedersi se il Consiglio Superiore della Magistratura sarà più efficiente e rappresentativo se chi vi è stato letto si è autocandidato o se è stato sostenuto da un certo numero di magistrati.
Argomenti difficili che il sistema mediatico ha ignorato fino a pochi giorni fa, fornendo solo le dichiarazioni dei promotori e sostenitori del Si e del NO.
Il referendum, inoltre, rappresenta comunque un enorme banco di prova della Lega che è stata promotore della campagna referendaria e che, in caso d’insuccesso, dovrebbe registrare una sconfitta non certo indolore. La vittoria del SI, di contro, non potrebbe essere indolore per la sinistra, per prossimità, più vicina alla linea del NO, palesando una certa indifferenza del proprio elettorato su argomenti non squisitamente politici.
L’esortazione è, dunque, quella di formarsi un proprio pensiero critico e votare secondo coscienza. Già andare a votare, perché nel caso dei referendum è perfettamente legittimo non andare a votare, perché è necessario il quorum della maggioranza degli aventi diritto al voto; però vale un vecchio adagio dei politici che non andando a votare, comunque qualcun altro voterà e darà una chance in più al suo intendimento, mentre gli assenti non possono incidere su nessun risultato elettorale regolarmente acquisito.