Sono 20 i giorni che ci separano dalle elezioni europee e quell’appuntamento segnerà una vera e propria cesura all’interno della Legislatura nata nel febbraio 2013. L’esito elettorale potrebbe avere un impatto – finora mai registrato negli anni 2000 – su larga scala anche sul quadro politico italiano, alla luce di quelli che sono stati gli ultimi 18 mesi: partendo dal boom del M5S alle elezioni politiche, giungendo fino alla staffetta Letta-Renzi a Palazzo Chigi, passando per la condanna definitiva di Berlusconi e la spaccatura interna al centrodestra.
Dopo il 25 maggio si capirà se davvero la spinta riformatrice impressa (o, per il momento, solo programmata) da Renzi al mondo politico ed economico italiano potrà avere esiti reali e giungere a validi e solidi risultati. Sarà possibile avere anche una visione sulla tempistica di attuazione delle riforme (non è infatti un caso che lo schema di riforma della PA sia stata rinviata a giugno).
Il dibattito politico resta incentrato sulle prospettive economiche di crescita interna e sulle opportunità/svantaggi che l’Unione europea offre all’Italia. Tuttavia, gran parte della dialettica prodotta è puro esercizio di retorica elettorale. I sondaggi continuano a premiare tre partiti (PD, M5S e FI) su tutti, anche se restano ampie le distanze: si va dal dato costantemente superiore al 30% del PD (la forbice sarebbe 31-35%) fino al 19% di FI, con il Movimento 5 Stelle che oscillerebbe tra il 22 e il 25%.