Strategia ancora troppo generica. Un nuovo data base. Presentato il II Rapporto ASviS. LabParlamento ne ha parlato con il portavoce, Enrico Giovannini
Purtroppo, se non si cambia passo, ma soprattutto modello di sviluppo, l’Italia non sarà in grado di centrare né i Target da raggiungere entro il 2020, né quelli fissati al 2030. Lo sostiene il II Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS), presentato oggi alla Camera dei Deputati, dal quale emerge che “l’Italia non è in una condizione di sviluppo sostenibile come definita dall’Agenda 2030 adottata nel 2015 dall’Onu”. LabParlamento ha incontrato il portavoce dell’Asvis, Enrico Giovannini.
Prof. Giovannini, è così disastroso il quadro italiano in termini di sostenibilità?
“Purtroppo, se non si cambia passo, ma soprattutto modello di sviluppo, l’Italia non sarà in grado di centrare né i Target da raggiungere entro il 2020, né quelli fissati al 2030.
In positivo però c’è da dire che nel corso dell’ultimo anno l’attenzione del nostro Paese all’Agenda 2030 è cresciuta molto, anche grazie al lavoro svolto da Asvis. Nonostante ciò, la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile è ancora troppo generica e necessita di una azione di rifinitura in termini di obiettivi e azioni concrete”.
Ma ci sarà pure qualche dato positivo?
“Certo, ma da leggere con cautela e attenzione. Per esempio, la situazione migliora sensibilmente per gli Obiettivi 2 (Sconfiggere la fame), 3 (Salute e benessere), 4 (Istruzione di qualità), 5 (Parità di genere), 9 (Innovazione e infrastrutture), 12 (Consumo e produzione responsabili), 13 (Lotta contro il cambiamento climatico), 14 (Flora e fauna acquatica), 16 (Pace, giustizia e istituzioni solide), ma l’indicatore composito che abbiamo analizzato rispetto all’obiettivo 4 che prevede di fornire un’educazione di qualità, ad esempio, ci dice che la strada è giusta perché ha un andamento molto positivo, ma ci dice anche che il valore al quale siamo noi oggi è quello al quale la media Europa si attestava 10 anni fa”.
Perché secondo lei siamo così indietro. E’ un problema strutturale e di risorse o è la conseguenza di un nuovo approccio culturale allo sviluppo che fatica ad affermarsi?
“Credo entrambe le cose. Noi, tra l’altro, abbiamo proposto una modifica della prima parte della costituzione per introdurre principi di sostenibilità dai quali far poi scaturire tutta la legislazione italiana. E nei prossimi giorni incontreremo, in vista delle prossime elezioni, i vari leader politici perché vorremmo capire con loro se la prossima legislatura potrà essere la “legislatura della sostenibilità”.
Prima ha parlato di “indicatore composito”, ci può spiegare meglio di cosa si tratta?
“Certo. Questa è una delle novità del II Rapporto. L’ASviS ha infatti avviato una ricerca finalizzata a costruire, a partire dagli indicatori statistici selezionati dall’ONU e messi a disposizione dall’Istat, indicatori compositi relativi ai singoli Goal (obiettivi) in una prospettiva temporale. Questa sperimentazione ha l’obiettivo di fornire agli stakeholder, ai media e al pubblico in generale una misura sintetica, chiara e di facile lettura dell’andamento dell’Italia rispetto ai vari Goal. Chiaramente questo non vuol dire che gli indicatori proposti costituiscano una semplificazione del problema, ma piuttosto uno strumento che permette un monitoraggio rapido e sintetico”.
Ci sono altre novità in questo rapporto?
“Più che nel rapporto, in occasione della presentazione lanceremo il nuovo data base dell’ASviS, basato su oltre 170 indicatori statistici, uno strumento interattivo permanente sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile, consultabile gratuitamente on line. Il data base è una risorsa fondamentale per chi, come voi, si preoccupa di dare informazioni.
Con questo strumento, grazie all’uso di sistemi di analisi grafica, si potranno monitorare costantemente sia i valori che gli andamenti degli indicatori, le serie storiche, eseguire confronti tra regioni e macroregioni su più indicatori anche di Obiettivi diversi. Insomma, un modo anche questo per semplificare e condividere temi complessi, ma fondamentali per tutti noi”.
Oltre a questi utili strumenti, quali sono le ricette per la “sostenibilità” proposte dall’Asvis?
“Crediamo si debba intervenire su due piani. In primo luogo, sul piano legislativo, adottando (in alcuni casi con opportuni emendamenti) alcuni provvedimenti già all’esame del Governo e del Parlamento.
Tra questi il disegno di legge in discussione al Senato “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque”, la Strategia Energetica Nazionale (SEN), il Piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC), la Strategia per l’economia circolare, il disegno di legge sul “consumo di suolo”, le modifiche dell’attuale “Legge quadro sulle aree protette”, la “Legge per la promozione e la disciplina del Commercio Equo e Solidale”.
L’altro piano è quello della governance della Strategia Nazionale per lo sviluppo sostenibile il cui coordinamento è stato correttamente assunto dalla Presidenza del Consiglio. Oltre a questo primo passo, suggeriamo alcune azioni che potrebbero rafforzare la scelta per lo sviluppo sostenibile come architrave del futuro dell’Italia. Tra queste, la trasformazione del “Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica” (CIPE) in “Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile”, seguendo l’esempio di numerosi Paesi europei, già in occasione della prossima Legge di Bilancio, l’analisi della distribuzione delle responsabilità tra i comitati interministeriali esistenti per le materie dell’Agenda 2030 e la definizione di meccanismi concreti per assicurare il coordinamento della loro attività rispetto agli SDGs, il coinvolgimento della Conferenza Unificata nella realizzazione della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, così da valorizzare le iniziative intraprese da alcune regioni e città, e assicurare una maggiore coerenza tra politiche nazionali e locali.
L’elenco potrebbe continuare, ma magari potremmo approfondire altri aspetti in un’altra occasione”.