Nuova rubrica di LabParlamento. Il punto sui principali fatti del giorno in vista delle #elezionipolitiche2018
La decisione di Roberto Maroni di non ricandidarsi alle prossime elezioni in Lombardia, tra gli altri effetti ha avuto soprattutto quello di spingere a “prove d’intesa” Pd e Liberi e Uguali nella speranza di far tornare competitivo il candidato del Nazareno, Giorgio Gori. Senza dimenticare che nel Lazio si stava tentando da tempo, sebbene più in discesa, un’analoga operazione. Una decisione, quella dell’ormai quasi ex Governatore, che oggi ha registrato un approfondirsi della spaccatura all’interno della Lega con l’intervista al quotidiano Il Foglio: “Io sono una persona leale. Sosterrò il segretario del mio partito. Lo sosterrò come candidato premier. Ma da leninista, non posso sopportare di essere trattato con metodi stalinisti e di diventare un bersaglio mediatico solo perché a detta di qualcuno potrei essere un rischio”, ha dichiarato tra l’altro Maroni senza mezze misure, lasciando prevedere che si tratti soltanto della prima puntata di uno scontro aperto con Matteo Salvini.
Sui tentativi d’intesa tra Pd e sinistra per le prossime regionali, la linea tracciata dai leader di Liberi e uguali, Pier Luigi Bersani assieme al governatore toscano Enrico Rossi, è stata quella di “trovare una quadra” per sostenere Nicola Zingaretti e aprire, allo stesso tempo, un confronto sul programma anche con Gori (ipotesi più difficilmente percorribile, per l’ostilità di Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana). Bersani ha dichiarato: “Stiamo lavorando, faremo di tutto. L’importante è che non sia un’ammucchiata contro la destra o un accordo tra gruppi dirigenti. Serve una proposta alternativa di sinistra rispetto a quella della destra”. Una decisione che potrebbe arrivare dopo le assemblee di domani in Lombardia e in Lazio, come ha precisato il leader di LeU, Pietro Grasso.
Sul fronte del centrodestra, dopo il vertice di Arcore di domenica scorsa, si lavora al programma elettorale della coalizione, al cui tavolo di lavoro prendono parte: Renato Brunetta e Paolo Romani per Forza Italia, Fabio Rampelli e Guido Crosetto per Fratelli d’Italia, Gian Marco Centinaio per la Lega, Saverio Romano e Antonio De Poli per Noi con l’Italia. Brunetta oggi ha dichiarato che in giornata verrà diffusa una bozza di documento in 8 punti da consegnare ai leader della coalizione, per presentare poi la versione definitiva del testo la prossima settimana. E proprio sul programma si è nuovamente espresso Matteo Salvini, ritornando sulla proposta di abolire la legge Fornero sulle pensioni; l’obbligo di vaccinazione (che non piace a Forza Italia, da parte della quale è arrivata la replica di Romani “Non credo proprio” a chi gli chiedeva se avrebbero abolito l’obbligo) e sulla completa revisione della Buona Scuola.
Da segnalare infine il pubblico endorsement del presidente francese Emmanuel Macron al premier Paolo Gentiloni durante la visita romana, durante la quale si è discusso di un rafforzamento dei rapporti tra Francia e Italia, che si tradurrà nel “Trattato del Quirinale“. Macron ha lodato l’Italia per la gestione dei migranti e si è schierato a favore di Gentiloni, auspicando, tra le righe, una sua permanenza a Palazzo Chigi: “spetterà al popolo italiano decidere ma consentitemi di dire che l’Europa ha avuto molta fortuna ad avere Paolo Gentiloni in questo periodo nella sua funzione e mi auguro che possiamo continuare questo lavoro positivo”.