Via libera in Commissione al documento finale sulla strategia Onu. “In Italia mancano norme su consumo del suolo ed economia circolare”. Il testo del rapporto
Nell’attuale fase di prorogatio delle Camere, seguita alla conclusione della Legislatura, tra le attività consentite fino alle elezioni del 4 marzo rientra l’approvazione dei documenti conclusivi relativi a Commissioni d’inchiesta e indagini conoscitive. Nella giornata di ieri, la Commissione Esteri di Montecitorio ha esercitato questa facoltà, dando il via libera al testo finale dell’indagine conoscitiva sull’Agenda Onu 2030.
Nel settembre 2015 le Nazioni Unite hanno individuato 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030 per rendere l’attuale modello di sviluppo più sostenibile sul piano ambientale, economico e sociale. Tra gli obiettivi dell’Agenda, articolati in 169 traguardi e 240 indicatori, figurano l’eliminazione della povertà, la garanzia di salute e istruzione di qualità, la libertà di accesso alle risorse idriche, la riduzione delle disuguaglianze interne ed esterne agli Stati, il contrasto ai cambiamenti climatici e la promozione di un’industrializzazione inclusiva. Il programma dell’Onu è stato sottoscritto dai Governi dei 193 Paesi membri, le cui azioni per garantire il raggiungimento degli obiettivi verranno monitorate con regolarità.
La Commissione Esteri della Camera ripercorre nel documento conclusivo i temi affrontati in 18 mesi di attività (l’approvazione del programma dell’indagine conoscitiva risale a giugno 2016), esaminando il ruolo dell’Italia nell’attuazione dell’Agenda 2030 e le caratteristiche del sistema nazionale di cooperazione allo sviluppo.
Nelle conclusioni viene fatto riferimento alla complessità di concretizzare gli obiettivi Onu in tutti i loro ambiti, dal momento che la visione di medio-lungo periodo dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile si scontra con il breve respiro delle scelte compiute da politica ed economia. Inoltre, per quanto riguarda il contesto italiano spicca la carenza di strumenti legislativi in settori come il consumo del suolo e l’economia circolare, nonché l’assenza di una Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, solo in parte compensata dall’introduzione degli indicatori di benessere equo e sostenibile.