Decisioni semplici, ma di grande impatto sulle potenzialità organizzative. Audizione in Parlamento del presidente designato e del nuovo commissario Paolo Ciocca. Ora il parere delle Commissioni
Le Commissioni Finanze di Camera e Senato si sono riunite oggi per uno degli adempimenti forse più importanti in questo finale di legislatura: l’audizione del presidente designato dal Governo Gentiloni alla guida della CONSOB, l’autorità al centro, assieme a Bankitalia, delle polemiche degli ultimi mesi nella Commissione d’inchiesta sulle banche. Mario Nava, classe 1966, è stato scelto come successore di Giuseppe Vegas (nominato dal governo Berlusconi IV). Assieme a lui è intervenuto Paolo Ciocca, nuovo commissario che assieme a Di Noia, Berruti e Genovese formerà con il Presidente un collegio di 5 membri.
Il presidente designato, laureato nel 1989 alla Bocconi in matematica finanziaria, ha lavorato a cavallo degli anni ’90 per una delle banche allora di interesse nazionale, poi privatizzate. Nel 1991 sceglie di proseguire gli studi all’estero con un master all’Università di Lovanio in Belgio e successivamente consegue il Phd presso la London School of Economics. Dal 1994 inizia a lavorare presso la Commissione Europea, presso la quale in 23 anni di servizio ha avuto 8 incarichi diversi. Fra questi, cita il lavoro con l’allora commissario Mario Monti e il ruolo di policy advisor con il presidente Romano Prodi. Nell’ultimo anno e mezzo è stato direttore responsabile del monitoraggio dei mercati per la gestione delle crisi finanziarie.
Nava ha riconosciuto innanzitutto l’elevatissima levatura del collegio con il quale lavorerà, composto da tre commissari di formazione economica e due di formazione giuridica, affermando però che ciò non sarà sufficiente per i compiti che la CONSOB deve porsi nei prossimi anni per raggiungere una nuova credibilità e capacità operativa di livello europeo. L’Italia ha un estremo bisogno di mercati che funzionino: a livello macro, anche per consentire il finanziamento e la discesa del costo del debito pubblico; a livello micro, per permettere alle imprese di andare sul mercato e cercare canali di finanziamenti diversi da quello bancario. Inoltre l’Italia ha una grande ricchezza di risparmio privato, da tutelare anche quando diventa investimento.
Il presidente designato ha quindi indicato 5 obiettivi per la sua guida della CONSOB:
- Difesa di investitori e risparmiatori. Occorre il passaggio da una cultura del formalismo a una cultura della sostanza, per avere una vigilanza integrata che protegga famiglie e imprese. Serve passare da un’azione ex post, la sanzione, ad un’azione ex ante, che è l’unica che può indirizzare il mercato e produrre ricchezza finanziaria. Devono essere ricercate la qualità delle informazioni dal lato dell’offerta, e l’educazione finanziaria dal lato della domanda. Presidente, commissari e strutture devono avere un dialogo aperto e trasparente con tutti gli stakeholders. Come con le autorità europee, può essere utile organizzare momenti di dialogo con stakeholders group, riuniti una volta al mese. “Non starò chiuso in ufficio, parlerò con tutti coloro con cui sarà possibile”, ha affermato Nava.
- Accrescere ruolo internazionale della CONSOB. Nei consessi internazionali a cui la CONSOB partecipa (due europei e due internazionali) si può fare di più, invece di occupare un mero ruolo di rule taker che rende l’applicazione delle regole molto più complessa e difficile. Ciò è particolarmente importante all’interno del Consiglio per la stabilità finanziaria del G20, in cui solo i grandi Paesi vedono presente la propria Autorità per la concorrenza. A livello europeo è in discussione la riforma dell’ESMA e del suo rapporto con le Autorità dei paesi membri, ed è fondamentale stare in quella discussione anche distaccando personale CONSOB presso questi organismi. Per raggiungere questi primi due obiettivi, sottolinea Nava, le sinergie con Banca d’Italia e MEF saranno indispensabili.
- Rapporti bilaterali con le omologhe Autorità europee. Con le altre Autorità per la concorrenza presenti in Europa è utile organizzare azioni di scambio di funzionari, in particolar modo con i colleghi francesi e tedeschi. Un’idea, la cui legalità deve essere verificata, è quella di scambi di breve periodo (“non porte girevoli”) con le imprese, per aumentare la comprensione reciproca.
- Trovare competenze adeguate alle nuove politiche. La consulenza finanziaria è cambiata, perché laddove occorreva un rapporto umano spesso oggi troviamo un robot, un algoritmo. Per comprendere le sue risposte e i suoi meccanismi occorrono esperti di big data e informativi, che serviranno negli organici CONSOB. Specialmente se vogliamo avere la possibilità di un Fintech District a Milano.
- Attrarre investitori stranieri. La Brexit, pur essendo una decisione molto grave, rappresenta un fatto e occorre agire di conseguenza. Milano ha possibilità che non possono essere lasciate cadere, e necessita di meccanismi concreti per sfruttarle appieno.
Per sviluppare questi obiettivi, Nava si propone di ascoltare e discutere con il personale, gli altri commissari, i sindacati; di attribuire ad ogni commissario specifici incarichi, in modo da distribuire efficacemente il lavoro tra i 5 membri, cercando di prendere ogni decisione in maniera collegiale. Alcune pratiche potrebbero essere delegate dai commissari alla struttura per rendere più veloci le procedure. Non vuole una struttura “a silos”, ma matriciale, in cui le differenti divisioni dialoghino fra loro. Per quanto riguarda in particolare il personale, questo ha diritto e bisogno di chiarezza contrattuale. Vorrebbe integrare nell’ordinamento CONSOB il nuovo contratto di Banca d’Italia, comprendendo procedure di job costing, annual job evaluation e job audition per facilitare la comprensione del lavoro e far sentire il personale parte integrante dell’istituzione. Attrarre i giovani talenti e proseguire nell’ottimo lavoro fatto per la parità fra i generi sono scopi utili alla produttività dell’ente.
Insomma, dalle parole di Nava si è compresa la necessità di prendere numerose decisioni semplici, ma di grande impatto sulle potenzialità organizzative dell’Autorità per la vigilanza dei mercati finanziari.
Di minor respiro, com’era giusto che fosse, la relazione del nuovo commissario Paolo Ciocca. Classe 1963, si laurea presso la LUISS Guido Carli in Diritto tributario internazionale; Phd in diritto tributario presso la Federico II di Napoli, svolge attività di ricerca alla LUISS sotto la guida di Franco Gallo e Gustavo Visentini. Vince diversi concorsi pubblici che lo portano dapprima nell’allora Istituto per la vigilanza delle assicurazione e successivamente, nel 1991, a Banca d’Italia, dove si occupa di vigilanza e dei prodotti bancari-assicurativi. Dal 1998 viene distaccato presso il Ministero delle Finanze fino al 2006, dove si occupa di fiscalità e negoziazione internazionale. Nel 2006 è il primo italiano a presiedere il comitato affari fiscali dell’Ocse. Nel 2013 assume l’incarico di vice direttore generale del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza della Repubblica, presso la PCdM, nel quale si occupa di supervisione dell’analisi strategica e cura le linee di azione per la cyber security.
Paolo Ciocca divide il contributo che vuole dare alla CONSOB in sostanza e metodo.
Per la prima, ricorda come le profonde trasformazioni del mercato finanziario date dall’avanzamento tecnologico e in particolare dall’intelligenza artificiale comportino effetti di automazione, accelerazione, disintermediazione, mentre l’ingresso di grandi economie emergenti sui mercati finanziari innova un’articolata offerta di strumenti d’investimento. La crescente complessità divarica l’asimmetria informativa fra domanda e offerta: ciò significa che le scelte delle autorità di regolazione sono chiamate a individuare punti di equilibrio che generino piena fiducia negli investitori. La trasparenza rimane un parametro fondamentale. Sarà importante costruire opportunità di partnership fra amministrazione e mondo della ricerca, anche un rafforzamento delle capacità in termini di risorse umane con professionalità tecnico scientifica.
Dal punto di vista del metodo, ha tenuto anch’egli a citare l’importanza della Brexit, che impone di anticipare la comprensione dei fenomeni per ridefinire le priorità strategiche dei decisori nazionali e garantire una competizione leale fra le piazze. Occorre una presenza costante in tutti gli ambiti. Il suo obiettivo strategico principale: realizzare vero e proprio “fuori tutto” rispetto alle potenzialità e capacità della struttura e della commissione. Professionalità, senso di appartenenza, capacità di analisi e giudizio indipendente, dedizione, leale collaborazione, essere di esempio, responsabilità, capacità di comunicare. Saper fare la differenza.
Due personalità con percorsi differenti, ma che rappresenteranno la vigilanza sui mercati finanziari italiani e il suo volto nel contesto internazionale nei prossimi anni. Una delle eredità forse più delicate e in un certo senso sofferte del Governo Gentiloni.