Il 26 gennaio liste e deroghe. Mentre il programma verrà presentato sabato a Milano
di Simona Corcos
Ecco il regolamento
Una direzione convocata in via permanente fino all’approvazione delle liste, il 26 gennaio, che ha dato il via libera al regolamento per le candidature, e una riunione successiva durante la quale il segretario del Pd Matteo Renzi ha dichiarato che Gentiloni e i ministri Pd correranno all’interno dei collegi uninominali e in uno o in più listini proporzionali. E’ quanto emerso ieri sera in casa Pd, perché, come ha dichiarato Renzi a margine dell’incontro serale “bisogna trainare il partito”, portare voti, facendo “squadra e andando casa per casa”, anche al costo di perdere. In prima linea quindi Gentiloni (probabilmente alla Camera, nel collegio Roma 1), oltre a Renzi (probabilmente in Senato, a Firenze), Delrio a Reggio Emilia, Franceschini a Ferrara, Orlando a La Spezia, Martina a Milano, e poi ancora De Vincenti, Pinotti, Lotti, Fedeli, Madia, Padoan e Minniti. Con l’eccezione della Sottosegretaria Boschi, probabilmente solo al proporzionale.
Tornando al regolamento, approvato dalla direzione all’unanimità, stabilisce che nei prossimi giorni verrà avviato un confronto con i segretari regionali al fine d’individuare la rosa dei candidati. Dopo la valutazione delle proposte da parte del Segretario del partito, questi ultimi verranno poi sottoposti alla direzione del 26 gennaio, che approverà, in un’unica votazione a maggioranza assoluta, liste e candidature. I ricorsi potranno essere presentati nelle dodici ore successive alla votazione alla Commissione elettorale di garanzia che sarà eletta dalla direzione e composta da undici iscritti incandidabili. Il segretario del Pd ha ribadito che verrà riconosciuto nelle liste il giusto spazio alle minoranze congressuali, tenendo conto del risultato delle primarie. Bisognerà quindi capire quali saranno i pesi attribuiti alle singole correnti in termini di ripartizioni dei seggi.
Saranno candidabili gli iscritti al Pd e coloro che si dichiarino elettori Dem, in regola con i requisiti di legge e con il codice etico del partito. Nell’accettare la candidatura, ciascun candidato sottoscriverà un impegno a partecipare in modo attivo alla campagna elettorale e a contribuire economicamente “secondo quanto stabilito dalla tesoreria nazionale”. Resteranno fuori dalla corsa coloro che non abbiano contribuito al finanziamento del partito, e quanti hanno superato il limite dei tre mandati parlamentari, salvo quanti saranno inseriti tra le deroghe. Come anticipato, verranno richieste, e sottoposte a votazione, deroghe “ad honorem” per l’operato per il presidente del consiglio dei ministri Paolo Gentiloni e i ministri.
Tra le candidature anticipate (“nei prossimi giorni ne arriveranno altre” dichiara Renzi) la conferma di Paolo Siani (fratello del giornalista Giancarlo, vittima della camorra) e l’annuncio di Carla Cantone, segretaria dei pensionati Cgil.
Sul fronte delle coalizioni, chiuso l’accordo con l’Svp e il Partito autonomista trentino tirolese, mentre si susseguono le riunioni con le delegazioni di Civica popolare, la lista del Ministro Lorenzin, “Insieme” e la lista “+Europa con Emma Bonino”. Su questo fronte Renzi si dichiara fiducioso: “siamo convinti che questa coalizione possa e debba essere competitiva”, dice. La “vera battaglia”, però, insiste il segretario” va fatta sul simbolo del Pd”, per arrivare ad essere “il primo partito d’Italia”. La convinzione è che la vera sfida sia con il M5S, che “predica rancore”, “vuole cancellare la realtà”.
Prossimo appuntamento a Milano, sabato 20 gennaio per gli Stati Uniti d’Europa, dove verrà presentato il programma elettorale.