Alla kermesse sul programma, che inizia domani, saranno comunicati, domenica, i candidati nei listini proporzionali. Polemiche degli esclusi, Di Maio: “Non siamo una navicella per andare in Parlamento”
Si è chiuso alle 21 di ieri il capitolo delle Parlamentarie online sulla cui base il Movimento 5 Stelle selezionerà i candidati alle elezioni del 4 marzo nei listini proporzionali di Camera e Senato (sui collegi uninominali sarà invece il candidato premier Luigi Di Maio ad avere voce in capitolo). Non è stata quindi necessaria una proroga della consultazione fino a oggi pomeriggio.
I risultati delle votazioni saranno comunicati domenica 21 gennaio a Pescara, durante la giornata finale dell’evento “Villaggio Rousseau” dedicato alla presentazione e all’approfondimento del programma di governo. Come avvenuto in passato per occasioni simili, le 48 ore delle Parlamentarie sono state accompagnate da rimostranze sulla lentezza della piattaforma di voto online, ma soprattutto dalle proteste di quanti sono stati esclusi dal novero dei partecipanti pur essendosi iscritti alla contesa, nonché dallo stupore di attivisti inclusi a loro insaputa tra gli aspiranti candidati. Non a caso, ieri tra i trending topic di Twitter figurava #annullatetutto, moltiplicatosi dopo la diffusione di un audio in cui presunti militanti siciliani del Movimento chiedevano lo stop alla consultazione a causa di malfunzionamenti del sistema.
Accuse respinte al mittente dai vertici 5 Stelle, che in una nota sul Blog di Beppe Grillo hanno definito le Parlamentarie “una prova di democrazia diretta online che non ha eguali per dimensione e importanza in tutto il mondo”, motivando le esclusioni conl’esigenza di “tutelare al massimo il Movimento 5 Stelle” e sostenendo di non temere eventuali ricorsi. Di Maio, intervistato stamani da Radio 24, ha negato che ci sia stato caos nelle votazioni, rivelando che “sono stati diecimila gli aspiranti parlamentari che si sono autocandidati alla selezione dell’M5S”. Quanto agli esclusi, il vicepresidente della Camera ha definito ferrea la procedura di selezione, aggiungendo che “c’erano persone che non avevano i requisiti e li abbiamo scartati perché noi non siamo una navicella per andare in Parlamento”.
Al netto dell’apertura o meno di controversie legali nelle prossime settimane, non si può fare a meno di notare che anche in questa circostanza le modalità scelte dai pentastellati per applicare l’ideale della selezione online della classe dirigente hanno mostrato dei limiti. Dal momento che la scadenza del 2018 per il rinnovo delle Camere era nota da tempo, sembra legittimo domandarsi se la preparazione delle Parlamentarie potesse evitare problematiche già sperimentate.