Il punto sui principali fatti del giorno in vista delle #ElezioniPolitiche2018
Le scadenze elettorali iniziano a farsi sentire. Domenica 21 gennaio sarà l’ultimo giorno utile per la consegna di programmi e coalizioni al Viminale ma tutti i protagonisti sembrano essere già concentrati su candidature e incarichi. Tutti, tranne Gentiloni.
Ad entrare nel merito del dibattito sul debito pubblico ci ha pensato il premier, che oggi durante l’inaugurazione dell’anno accademico della LUISS, ha ricordato che l’obiettivo dell’Italia deve rimanere quello di passare dalla stabilizzazione e discesa del debito alla sua riduzione. Mette poi in guardia dall’abolizione delle riforme attuate in questi anni: “non è il tempo di scardinare pilastri del nostro sistema pensionistico e fiscale, non è il tempo delle cicale, ma è il tempo della competenza, della serietà e dell’investimento sul futuro“.
Silvio Berlusconi, invece, ha iniziato a tessere le fila di quello che potrebbe diventare terreno di scontro interno alla coalizione di centrodestra, sostenendo che “se arrivasse da Strasburgo una sentenza che cassi la decisione del Senato non potrei tirarmi indietro e andrei a palazzo Chigi”, lasciando quindi intendere che Salvini andrebbe agli Interni. La stessa Lega che, come annunciato oggi in conferenza stampa a Montecitorio, candiderà l’avv. Giulia Bongiorno (ex PdL, Futuro e Libertà e poi Scelta Civica), penalista, protagonista di campagne contro la violenza sulle donne, in diversi collegi del Paese. Resta da vedere se l’appello di Stefano Parisi (Energie per l’Italia) di entrare nella coalizione di centrodestra verrà accolto. L’ultimatum scade a mezzanotte.
Ma i numeri li ha fatti il Movimento 5 Stelle, e non solo in termini di affluenza. Come dichiarato da Luigi Di Maio in un’intervista a Radio24, gli aspiranti parlamentari autocandidatisi alle Parlamentarie M5S sulla piattaforma Rousseau sarebbero stati addirittura 10 mila. Al contrario di quanto atteso, non ci sono state proroghe per le votazioni e il leader grillino ha negato che il sistema di voto sia andato in tilt: “non è vero! Ogni volta che facciamo le parlamentarie leggo sui giornali di caos ma non leggo mai delle tessere comprate dai partiti”.
E in merito al caso M5S/Moscovici, sorto dalla proposta dei 5 Stelle di sfondare il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil, dal Commissario europeo arrivano ulteriori dichiarazioni: “Siamo sempre stati attenti ai bisogni dell’Italia perché sappiamo che è un grande Paese, un Paese al cuore della zona Euro. Il solo auspicio che ho, sul piano politico, è che il prossimo governo italiano, qualsiasi esso sia, perché sono gli italiani che votano, sia un governo pro-europeo“.
Tuttavia, le incertezze su cosa pensi davvero l’Europa rimangono, così come rimangono ancora molti aloni sulle candidature definitive e sui collegi, anche per i big dei vari schieramenti, ma non nel caso di Massimo D’Alema, che conferma che sarà candidato “per dare una mano” a Liberi e Uguali e che, comunque, “la grande maggioranza dei nostri candidati saranno giovani o comunque nuovi alla politica.”