Laureati e dirigenti i più favorevoli alle prestazioni non monetarie, meno entusiasti operai e dipendenti con bassi redditi. Rapporto Censis-Eudaimon presentato in Senato
di A.S.
Solo il 17,9% dei lavoratori italiani sa precisamente cosa sia, malgrado il suo valore potenziale di 21 miliardi di euro (pari a quasi una mensilità di stipendio in più all’anno) qualora venisse esteso a tutti i dipendenti del settore privato. È questo il dato più rilevante che emerge dal 1° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, presentato stamani durante un convegno alla Sala Zuccari del Senato.
L’insieme delle prestazioni e dei servizi non monetari a sostegno dei lavoratori è meno noto agli impiegati con titoli di studio e redditi non elevati e agli occupati con mansioni manuali, mentre è più conosciuto da dirigenti, quadri, laureati e dipendenti con figli fino a 3 anni. Queste ultime categorie sono anche le più favorevoli al ricorso al welfare aziendale, tanto che secondo i dati del Rapporto preferiscono questo strumento ad aumenti in busta paga. Tra i servizi più richiesti figurano le prestazioni sanitarie, quelle relative alla previdenza integrativa, i buoni pasto e le mense aziendali, gli abbonamenti per i trasporti pubblici e i rimborsi per le spese scolastiche dei figli.
Ma proprio l’essere più apprezzato dai laureati che dagli operai espone il welfare aziendale al rischio di diventare un premio in proporzione al reddito, invece di essere un aiuto per gli occupati più bisognosi. In tal senso, lo studio Censis-Eudaimon chiarisce che prestazioni accessorie non possono sostituire aumenti di stipendio per i lavoratori a basso reddito, ancor più se si considera che tra il 2008 e il 2016 sono aumentate del 178% (fino ad arrivare a circa 600.000) le famiglie operaie in condizioni di povertà assoluta.
In ogni caso, il 47,7% degli occupati ritiene che il welfare aziendale migliori il clima in azienda, cui si aggiunge un 16,8% convinto che aumenti la produttività dei lavoratori. In base a questi dati, la strada da intraprendere sembra essere quella di un miglioramento dello strumento, in primo luogo attraverso una comunicazione capillare sul contenuto e sul ruolo strategico dei servizi offerti dalle imprese.