Berlusconi, Salvini e Meloni scompaginano quotidianamente le carte. Ma è il Cavaliere ad avere sempre il pallino in mano…
di LabParlamento
Chi sarà il premier incaricato per il Centrodestra in caso di vittoria e chiamata al Colle? L’interrogativo è da tempo sul tavolo data l’incandidabilità di Silvio Berlusconi che, altrimenti, risolverebbe automaticamente il problema alla luce della maggior forza elettorale di FI rispetto agli altri due partiti. In realtà, anche su questo qualche dubbio rimane. Nel senso che, qualora Berlusconi avesse il via libera da Strasburgo, sono in molti quelli (in testa la figlia Marina) che dal suo impero mediatico-industriale gli fanno notare che sarebbe assai meglio lasciar perdere per motivi che vanno dall’età allo stato di salute passando per l’irrisolto problema dei potenziali conflitti di interesse che gli attirerebbero i consueti strali giudiziari e non.
Ma ad oggi Berlusconi non ha questa possibilità. Per questo, in diversi momemti, ha candidato più di una persona (ricordate, ultimo, il buon Stefano Parisi oggi leader della “quinta gamba” del centrodestra?) per poi bruciarli ad uno ad uno. Più di recente ha cominciato ad annunciare di avere un candidato “segreto” da tirar fuori al momento giusto. Figura di rilievo, internazionalmente ben vista, capace e competitiva… ma sul nome finora silenzio. Poi, oggi, riciccia all’improvviso Antonio Tajani, già indicato mesi orsono a fronte, però, della più volte dichiarata indisponibilità dell’attuale presidente del Parlamento Europeo, peraltro artefice del riavvicinamento del Cavaliere ai vertici di Bruxelles. “Io – ha detto Berlusconi a Rtl 102.5 – non ho ambizioni politiche, voglio vincere e scegliere il premier e la squadra di governo con i miei alleati. Se fosse possibile avere Tajani però sarebbe una bellissima scelta, molto stimata a livello europeo, certo sarebbe una perdita per l’Italia a livello Ue. Oltre a lui ci sono altre due possibilità in campo ma non le dico ora. Con gli alleati ne abbiamo parlato ma prima dobbiamo vincere”.
Il fatto è che ad ogni sua uscita si concretizza una reazione uguale e contraria proprio dei suoi alleati (invero, lo scontro è anche su parecchi altri problemi del momento!) “Tajani – va all’attacco Giorgia Meloni ad Agorà – sarà il candidato di FI, non è il candidato di FdI. Sto facendo la campagna per poter arrivare io a presidente del Consiglio dei Ministri. Gli Italiani sceglieranno la proposta che li convince di più”. Per non dire di Matteo Salvini, che un giorno sì e l’altro pure va dichiarando di essere pronto a guidare la coalizione. E che un candidato “tipo” come Tajani (moderato, europeista e chiaramente anti-sovranista) avrebbe forti remore ad accettarlo.
Certo, il gioco del “chi fa il premier” non appare un grande biglietto da visita per la coalizione che, al momento, appare quella con maggiori possibilità di andare al Governo. Chissà cosa ne pensano al Colle di questi “balletti” elettorali, che coinvolgono però anche considerazioni di delicata sostanza politica.