Il 4 marzo election day con le Politiche. A Milano divisioni nel centrosinistra, a Roma nel centrodestra. Incognite M5S ed “effetto traino”
Il 2018 non sarà solo l’anno delle elezioni Politiche. Nell’arco dei prossimi mesi, infatti, i cittadini di Lazio, Lombardia, Friuli Venezia-Giulia, Molise, Basilicata, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige saranno chiamati al voto per l’elezione dei rispettivi Presidenti e Consigli Regionali. Il primo appuntamento si terrà in Lazio e Lombardia, dove per il 4 marzo è previsto un election day con il voto nazionale. Dal momento che si è completato il quadro dei principali candidati alla carica di Governatore, appare utile ricostruire in breve la situazione.
Partendo da Nord, la partita delle Regionali lombarde sembrava destinata a concludersi con una tranquilla riconferma di Roberto Maroni, che nel 2013 aveva superato il civico Umberto Ambrosoli. Il ritiro dell’ex ministro dell’Interno a inizio gennaio ha invece riaperto i giochi, innescando una serie di conseguenze anche al di là dello schieramento di centrodestra.
L’immediata sostituzione di Maroni con l’ex sindaco di Varese Attilio Fontana ha infatti lasciato degli strascichi nella Lega, dove sono riemerse contestazioni alla svolta nazional-sovranista imposta da Matteo Salvini, accusato peraltro di “stalinismo” dall’inquilino uscente del Pirellone. Come se non bastasse la riapertura del dossier Regione Lombardia a due mesi dal voto, la gaffe di Fontana sulla “razza bianca a rischio” ha gettato altre ombre sulla corsa dell’alleanza Lega-Forza Italia-Fratelli d’Italia in una delle sue roccaforti, malgrado il candidato abbia in seguito sostenuto che la sua frase lo avrebbe beneficiato nei sondaggi.
Il principale competitor di Attilio Fontana sarà Giorgio Gori, primo cittadino di Bergamo vicino a Matteo Renzi (nonché ex dirigente di Mediaset). All’insegna dello slogan “Fare, meglio”, la campagna di Gori è sostenuta da una coalizione di centrosinistra di cui fa parte +Europa ma non Liberi e Uguali, che per il Pirellone propone l’ex sindacalista della Cgil Onorio Rosati. La decisione della sinistra di non allearsi con il Partito Democratico a Milano ha suscitato non poche perplessità, dal momento che a Roma (come si vedrà) la scelta è stata di segno opposto. Da questo punto di vista, risulta difficile non ravvisare la volontà di prendere le distanze da un candidato ritenuto “troppo renziano”.
Completa il novero degli sfidanti Dario Violi del Movimento 5 Stelle, che ha superato nelle Regionarie online la concorrenza dei deputati Massimo De Rosa e Ferdinando Alberti. Consigliere regionale uscente, sulle spalle di Violi (esperto di cooperazione internazionale) ricade il compito di rendere i pentastellati competitivi in un territorio dove faticano a sottrarre consensi ai partiti tradizionali.
Per quanto riguarda il Lazio, la situazione si presenta speculare al contesto della Lombardia, poiché in questo caso è il centrosinistra a presentarsi unito e il centrodestra a procedere in ordine sparso.
Il governatore Nicola Zingaretti, esponente del Pd non allineato con il segretario (durante l’ultimo congresso ha sostenuto Andrea Orlando), cerca la riconferma con l’appoggio di una coalizione ampia, nella quale ha trovato spazio anche LeU. La prima conseguenza dell’accordo, chiuso da Pietro Grasso in persona, è stata l’esclusione della lista Civica Popolare di Beatrice Lorenzin dallo schieramento progressista. Sarà poi da vedere se e come verrà declinata la “discontinuità nelle politiche” invocata dagli ex dem.
Nel campo conservatore si è invece assistito a settimane di profonda incertezza sul profilo più adatto per “riconquistare” la Regione. Dopo che Forza Italia e Fratelli d’Italia avevano proposto rispettivamente i profili di Maurizio Gasparri e Fabio Rampelli, nella giornata di ieri la scelta è caduta a sorpresa su Stefano Parisi, già candidato sindaco a Milano e leader di Energie per l’Italia. Il cammino dell’ex ad di Fastweb si annuncia tuttavia in salita, dal momento che il sindaco di Amatrice (ed esponente di FdI) Sergio Pirozzi afferma di non essere disposto a ritirare la sua candidatura, lanciata ormai mesi fa. Il rischio, per il centrodestra, è quello di ripetere quanto accaduto nel 2013, quando l’allora centrista Giulia Bongiorno (fresca di candidatura nella Lega salviniana) sottrasse consensi a Francesco Storace.
Sul fronte dell’M5S, la competizione sul Web ha in questa circostanza premiato Roberta Lombardi, parlamentare e volto tra i più noti della formazione grillina. Autrice di un inizio di campagna elettorale molto critico nei confronti delle Amministrazioni alternatesi negli ultimi anni, Lombardi è in piena corsa (vari sono stati i Sindaci del Movimento eletti nel Lazio) per la vittoria finale, ma qualora prevalesse si troverebbe a lavorare a stretto contatto con la sindaca di Roma Virginia Raggi, con la quale i rapporti sono da tempo difficili.
Come si può intuire, il 4 marzo anche le urne di Lazio e Lombardia avranno un’importanza di primo piano, e non è semplice stabilire se nelle Regioni delle due principali città italiane sarà il voto nazionale a trainare la competizione locale o viceversa.