75.000 leggi nazionali. 150.000 se si considerano anche quelle regionali. Sono 7.000 in Francia, 5.500 in Germania. Colpa della “riformite”
Tra poco avremo cinque leggi in più. Non che se ne sentisse la necessità, ma dato che il Parlamento le ha approvate bisognerà farsene una ragione ed aggiungerle alle altre. Per ora però queste leggi sono in una sorta di limbo, in attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Due di queste sono state approvate il 21 dicembre scorso dal Senato della Repubblica e riguardano, rispettivamente, “Disposizioni per la protezione dei testimoni di giustizia” e “Modifiche al codice civile, al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani per crimini domestici”. Due disegni di legge su temi cruciali del settore giudiziario che introdurranno nuove norme per il contrasto a forme di criminalità e per l’ampliamento delle tutele dei soggetti destinatari dei provvedimenti.
Le altre tre invece, approvate il 22 dicembre, riguardano “Modifiche al decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, in materia di limiti al rinnovo dei mandati degli organi del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e delle federazioni sportive nazionali, e al decreto legislativo 27 febbraio 2017, n. 43, in materia di limiti al rinnovo delle cariche nel Comitato italiano paralimpico (CIP), nelle federazioni sportive paralimpiche, nelle discipline sportive paralimpiche e negli enti di promozione sportiva paralimpica”, “Nuove disposizioni in materia di iscrizione e funzionamento del registro delle opposizioni e istituzione di prefissi nazionali per le chiamate telefoniche a scopo statistico, promozionale e di ricerche di mercato” e “Misure per il coordinamento della politica spaziale e aerospaziale e disposizioni concernenti l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia spaziale italiana”.
Le prime due sono state approvate in via definitiva dal Senato della Repubblica, l’ultima invece dalla Camera dei deputati.
A breve, dopo appunto la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, saranno anche queste leggi dello Stato e potranno dunque “generare i loro effetti”. La prima delle tre norme “in itinere”, per esempio, provvederà a ridurre a tre i mandati degli organi del Coni; con il secondo provvedimento richiamato si introdurrà la possibilità di iscriversi al cosiddetto “registro delle opposizioni” anche con numeri di telefono mobile (i numeri di cellulari per intenderci) in modo da revocare tutti i consensi al trattamento dei dati personali espressi in precedenza, fatti salvi alcuni casi indicati dalla legge stessa.
Infine, l’ultima legge in attesa di pubblicazione prevede il riordino della governance del comparto spazio, dopo ben quattro anni di dibattito e tre diversi disegni di legge poi confluiti in quello approvato.
E così anche questi provvedimenti si andranno a sommare a tutte le altre leggi nazionali che, “udite, udite” sono ben 75.000. Veramente tante. Tantissime, troppe, se si aggiungono anche quelle regionali: il numero raddoppia e si arriva a circa 150.000 leggi.
Basti pensare che in Francia, per esempio, di leggi ce ne sono circa 7.000, in Germania 5.500 e nel Regno Unito, anche se con tre distinti sistemi legislativi, si arriva a circa 3.000.
Forse perché nel Regno Unito ci si basa sui principi della “common law” e non della “civil law” come in Italia? Difficile dirlo. Più probabilmente, lo spropositato numero di leggi italiane è figlio di una malattia diffusa tra tutti gli schieramenti politici: la “riformite”. Cioè una condizione “anormale di un organismo, causata da alterazioni organiche o funzionali che compromettono la lucidità di un soggetto, spinto a cercare spasmodicamente di far associare il proprio nome ad una certa legge”.
Ma non c’è da preoccuparsi, il prossimo Parlamento risolverà anche questo problema… con una nuova legge naturalmente.