Intanto, Renzi spara a zero su tutti e, sullo sfondo, due delicati nodi industriali: rete TIM e offerta Usa per Italo
La giornata è iniziata con chiare prese di posizione da parte di Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti (PD), e di Roberto Fico (M5S), considerato tra i leader dell’area ortodossa del Movimento, riguardo un certo qual “silenzio elettoralistico” dei rispettivi capi politici, Renzi e Di Maio, in merito ad un possibile ritorno del fascismo in seguito ai fatti di Macerata.
Secondo Delrio: “Siamo alle soglie di una stagione neofascista come toni, atteggiamenti e parole in libertà […] E non basta il Papa per denunciare le discriminazioni e l’odio. Serve anche la voce della politica, possibilmente di tutti i partiti”. E aggiunge: “Tutti i grandi fenomeni di discriminazione e di violenza razziale sono nati grazie all’accondiscendenza verso certe parole e certe azioni. Dobbiamo tenere alta la guardia e vigilare”.
Uno smarcamento ancor più chiaro arriva da Roberto Fico, deputato uscente, che a 48 ore dai gravi avvenimenti, è il primo pentastellato a intervenire con durezza: «Il silenzio va bene all’inizio, quando parte la gran cassa dei partiti che speculano. In questo sono d’accordo con Di Maio. Ma è un silenzio che deve durare poco» e su Facebook se la prende direttamente con il leader della Lega Matteo Salvini, le cui parole “sono assolutamente inaccettabili e da persona irresponsabile: vanno respinte a ogni livello. La democrazia prevede vicinanza ai più deboli e cooperazione, accoglienza e dialogo a oltranza”.
In casa centrodestra non passa giorno senza che Salvini e Berlusconi non siano in disaccordo su qualcosa. Oggi tocca al condono edilizio, domani chissà.
Secondo il leader di Forza Italia, “bisogna cambiare le regole: chi deve costruire una casa o aprire un’attività commerciale, non dovrà più aspettare anni per permessi e licenze. Dovrà dichiarare l’inizio dell’attività e assumersi la responsabilità di rispettare le leggi. Solo dopo verranno i controlli”, ma per Salvini non c’è storia. “Rilanciare l’edilizia è fondamentale – ribatte il leader del Carroccio – togliendo burocrazia e tagliando tasse folli come l’Imu su capannoni e negozi sfitti. Bisogna anche bloccare le aste giudiziarie al ribasso, che falsano il mercato. Ma dico no, dico fortemente no, a ogni ipotesi di condono per abusi edilizi: il nostro territorio è già troppo cementificato, occorre abbattere tutte le costruzioni abusive, a partire dalle zone più a rischio”.
Dal canto suo, Matteo Renzi in un solo post su Facebook attacca in serie Berlusconi, Salvini e Alessandro Di Battista. “Berlusconi ormai è prevedibile, il condono edilizio è la proposta che spunta sempre nell’ultimo mese. Sempre quella, la fantasia al potere. […] Salvini aspetta di conoscere la nazionalità del colpevole dell’ultimo fatto di cronaca” (per decidere se proporre l’uscita dall’euro) e, infine, il Movimento 5 Stelle “accusato” di aver presentato un programma elettorale per larga parte plagiato. Il tutto, difendendo lo stile elettorale del Partito Democratico e rimarcando che quella dem sarà una campagna della concretezza e non delle promesse.
Ma quello del plagio di alcune parti del programma non è l’unico problema serio ad aver investito oggi il Movimento 5 Stelle. Sembrerebbe infatti che una parte dei rimborsi europei di Cristina Belotti, a capo della comunicazione del gruppo al Parlamento europeo, siano stati usati a fini elettorali e non esattamente nell’espletamento del suo ruolo di europarlamentare.
E mentre la campagna elettorale imperversa, sullo sfondo ci sono due importanti nodi industriali delicati per l’Italia. Da un lato, la proposta avanzata da TIM per lo scorporo della rete, che ha trovato l’appoggio indiscusso del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, e dall’altra, il futuro di Ntv (Nuovo Trasporto Viaggiatori), la società che gestisce il servizio ferroviario di Italo, sulla quale si sono espressi sia il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sia lo stesso Calenda. Entrambi sono a favore di una quotazione della società in Borsa, e non della vendita a stranieri (leggi Global Investment Partners) poiché: “La quotazione in Borsa della società rappresenterebbe il perfetto coronamento di una storia di successo”.