Flat tax, reddito di cittadinanza, estensione degli 80 euro: le proposte dei partiti. Incognite sulla loro sostenibilità
Dopo i focus dedicati alle proposte dei partiti in ambito di energia/ambiente e pensioni, in vista del 4 marzo è ora il momento di passare in rassegna le misure che i principali schieramenti propongono ai cittadini sul Fisco.
Partendo dalla coalizione di centrodestra, i due pilastri del programma di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia sono rappresentati dall’introduzione della flat tax e dal principio del divieto di tassazione in assenza di reddito. Dunque, da un lato si punta su un’unica aliquota Irpef per tutti i contribuenti (sebbene non sia chiaro se nella misura del 15% proposta da Matteo Salvini o se al 23%, come immaginato da Silvio Berlusconi) e dall’altro sull’eliminazione delle imposte su donazioni e successioni, dell’Imu sulla prima casa, del bollo sulla prima auto e delle tasse sui risparmi.
Inoltre, il blocco conservatore propone una riforma del sistema sanzionatorio tributario (con chiusura del contenzioso pendente), l’abolizione dell’inversione dell’onere della prova fiscale, l’eliminazione del limite all’uso del contante, l’effettiva chiusura di Equitalia e una modifica del meccanismo dello split payment per il pagamento dell’Iva da parte della PA. A queste posizioni unitarie fanno da contorno le misure “aggiuntive” di FdI, tra le quali figurano l’introduzione di un tetto alle tasse in Costituzione e di un preavviso di almeno due anni per introdurre ogni nuova o maggiore imposta.
Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, accanto al reddito e alle pensioni di cittadinanza tra i 20 punti illustrati recentemente dal candidato premier Luigi Di Maio figura il tema “Meno tasse, più qualità della vita”. I pentastellati propongono nel dettaglio una riduzione delle aliquote Irpef (con esenzione dalla tassazione per i redditi inferiori a 10 mila euro annui), una “manovra choc per piccole e medie imprese” con abbattimento di cuneo fiscale e Irap, l’abolizione reale di studi di settore, spesometro, split payment ed Equitalia e l’affermazione del “principio dell’inversione dell’onere della prova: il cittadino è onesto fino a prova contraria”.
Sul fronte del Partito Democratico, tra i nove settori d’azione individuati per le prossime elezioni Politiche trova spazio il capitolo “Tagliare le tasse alle famiglie, non ai milionari”. Concretamente, i dem rivendicano i risultati conseguiti dai Governi guidati da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni e puntano in primo luogo a estenderne una delle misure principali: il bonus da 80 euro mensili, da riconoscere nei prossimi anni a ogni famiglia con figli.
In aggiunta, il Pd opta per una semplificazione delle procedure di pagamento delle imposte, facendo affidamento su innovazione tecnologica e incrocio di banche dati; l’obiettivo, in tal senso, è quello di arrivare a un “Fisco sempre più semplice e in grado di ridurre la funzione di controllo, per diventare sempre di più consulente dell’azienda e del cittadino”. Il ricorso alla tecnologia riveste un ruolo centrale anche nella lotta all’evasione fiscale, improntata agli obiettivi “pagare tutti, pagare meno” e “scaricare tutto, scaricare tutti”. Da ultimo, il Partito Democratico si propone di rafforzare le alternative al finanziamento bancario, in primis mediante il ricorso alle innovazioni fintech.
Rimanendo in campo progressista, le proposte di Liberi e Uguali mirano a una distribuzione più equa del carico fiscale e a dare sostegno ai redditi da lavoro. Dal lato del’Irpef, LeU opta per concentrare gli sgravi sui redditi medio-bassi, con scaglioni più stretti e aliquote più progressive (in contrapposizione con la flat tax). Al tempo stesso, la formazione di sinistra immagina di sostituire i prelievi sui redditi da capitale con un’unica imposta dalla quale siano esclusi i patrimoni inferiori alla media, in modo che “anche il capitale, oltre al lavoro, contribuisca al finanziamento del welfare e della spesa pubblica”.
La lista guidata da Pietro Grasso ritiene altresì necessaria la definizione a livello europeo di una Tobin Tax sulle transazioni finanziarie e di una tassazione sui profitti delle multinazionali, nonché una separazione tra banche commerciali e istituti d’investimento (proposta comune all’M5S) e la reintroduzione del reato penale di elusione fiscale.
A quanto si può notare, dunque, sono molte le soluzioni studiate dai partiti per raggiungere i rispettivi obiettivi di riduzione delle tasse e conseguire agevolazioni fiscali per gli elettori-contribuenti. Tuttavia, le forze politiche non si sono rivelate altrettanto espansive nell’indicare le coperture con cui far fronte all’entità delle loro promesse, limitandosi finora per lo più a slogan che non sembrano guardare oltre il 4 marzo.