Tra possibili incarichi nel Centrodestra e conti in banca M5S, il segretario dem sente l’effetto Bonino. Tavoli imprenditoriali
Da giorni si specula se Carlo Cottarelli, prima commissario per la spending review con il Governo Letta, e ora Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici dell’università Cattolica di Milano, abbia dato o meno la sua disponibilità a far parte del prossimo esecutivo, sia questo di larghe intese o di coalizione.
Il dubbio è stato alimentato a più riprese dalle dichiarazioni di Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, in merito al fatto che il Professore avesse già accettato di far parte di un Governo targato FI, “magari a capo di un Ministero per la Spending Review”. Ma Cottarelli ci ha tenuto subito ad informare il pubblico su Twitter che le cose non stavano esattamente come le aveva raccontate il Cav.
In prima fila per le smentite questa settimana c’è anche Luigi Di Maio, leader del Movimento 5 Stelle. Il candidato premier si è infatti recato negli uffici dell’Istituto di credito (che si trova a Montecitorio), accompagnato dall’inviato de Le Iene, Filippo Roma, tra gli autori dell’inchiesta sulle “restituzioni” dei parlamentari M5S. Oltre ad aver dimostrato di aver effettuato tutti i dovuti bonifici (con degli extra), Di Maio ci ha tenuto a ribadire che i portavoce che hanno violato le regole saranno cacciati dal Movimento e rinunceranno all’elezione. Si tratterebbe, a sua detta, “di alcune mele marce”.
Una definizione, questa, non condivisa dal segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi che si scaglia a ruota libera su tutti, inclusi i membri della sua stessa coalizione. Prima sui 5 Stelle, accusandoli di avere non solamente delle “mele marce” ma un intero ortofrutta al loro seguito, poi sul leader di Liberi e Uguali e presidente del Senato Pietro Grasso (eletto in quota PD nel 2013), che non avrebbe “mai versato le somme per le quali si era impegnato”, quelle previste dallo statuto del partito per gli eletti, e, infine sul leader leghista Matteo Salvini, al quale Renzi non riconosce alcuna “credibilità”.
Per il segretario dem la questione immigrazione diventa motivo per un attacco anche alla sua alleata e leader di +Europa Emma Bonino. “Ognuno voterà nella coalizione quello che crede. Noi siamo convinti di poter essere il primo partito e il primo gruppo Parlamentare. Non condivido la linea di Emma Bonino e non credo che i problemi della sicurezza derivino dai migranti. La linea Minniti è molto più seria di altre”.
Renzi sta iniziando a temere il cosiddetto “effetto Bonino”? I Radicali sono in crescita nei sondaggi e questo potrebbe essere un segnale che gli elettori vogliono mandare proprio all’ex premier. Oltre a “cedere” voti si perderebbero così anche seggi fondamentali in Parlamento.
L’unico a salvarsi dalla ‘raffica’ di Renzi pare sia invece Silvio Berlusconi , più credibile di Salvini e riconosciuto in Europa nello spettro Ppe.
Intanto, campagna elettorale in pieno svolgimento, con i candidati che fanno di tutto per sedersi ai vari tavoli. Anche a quelli imprenditoriali. Alla seconda giornata di #ConfcommercioIncontra – in programma per domani, mercoledì 14 febbraio – sarà il turno di Matteo Renzi (Pd), Beatrice Lorenzin (Civica Popolare), Raffaele Fitto (Noi con l’Italia-UdC) e Giorgia Meloni (FdI). Silvio Berlusconi, invece, accompagnato dal presidente del Parlamento UE Antonio Tajani, incontrerà il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo. Venerdì Assise della Confindustria, a Verona.
Tra gli appuntamenti del weekend, la manifestazione “Noi non tradiamo. Contro inciuci e cambi di casacca”, organizzata da Fratelli d’Italia, durante la quale tutti i candidati di FdI alla Camera e al Senato prenderanno “in maniera solenne”, l’impegno davanti agli italiani di rispettare il vincolo di mandato ricevuto dagli elettori e di non fare accordi né col M5s né col Pd, ovvero le due facce della stessa sinistra”.
A meno di tre settimane dal voto, lo scenario del dopo è ancora molto sfocato.