Efficienza energetica, capacity market
La transizione ambientale ed energetica creerà nuovi posti di lavoro. Lo dicono le ultime stime: dal settore dell’efficienza energetica per edifici come riportiamo di seguito a quello dell’economia circolare come è ben evidenziato nel Circularity Gap Report redatto dal Think-tank Circle Economy e di cui abbiamo parlato nel Focus Europa del 31 gennaio.
Due le news più importanti della settimana in materia di energia e ambiente:
- Martedì 6 febbraio, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) ha approvato l’introduzione di un nuovo strumento finanziario, l’iniziativa Smart Finance for Smart Building. L’obiettivo è quello di rendere attraenti gli investimenti su progetti di efficienza energetica per gli edifici residenziali attraverso l’uso delle sovvenzioni UE come garanzia.
L’introduzione dello strumento Smart Finance for Smart Building, insieme ad altre iniziative politiche dell’UE per edifici intelligenti, mira a sbloccare un totale di 10 miliardi di euro in fondi pubblici e privati da qui al 2020 per progetti di efficienza energetica. Si stima che ciò potrebbe contribuire a creare fino a 220.000 posti di lavoro e a sostenere un mercato di rinnovamento per le piccole imprese per un valore fino a 120 miliardi di euro. Inoltre, fino a 3,2 milioni di famiglie europee potrebbero essere sottratte alla povertà energetica.
“Accolgo con grande favore la decisione del consiglio della BEI” ha dichiarato il Commissario UE per l’azione per il clima e l’energia Miguel Arias Cañete in un comunicato stampa, aggiungendo che “il settore edilizio abitativo rappresenta il 40% del consumo energetico europeo” e necessita di molti più investimenti. Questa decisione continua il Commissario “dimostra che “efficienza energetica al primo posto” è più di uno slogan: soluzioni pratiche come quella approvata oggi dal Consiglio della BEI sostengono fortemente la nostra transizione verso un’economia a basse emissioni di CO2 e ci aiutano a raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi”.
- Mercoledì 7 febbraio, la Commissione ha approvato i meccanismi di regolazione della capacità di Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia e Polonia, in quanto conformi alle norme UE sugli aiuti di Stato.
Questi meccanismi di regolazione della capacità riguardano oltre la metà della popolazione dell’UE e hanno l’obiettivo di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di energia elettrica. Ma se non sono ben progettati possono anche causare un aumento dei prezzi per i consumatori, conferire indebiti vantaggi a determinati operatori energetici od ostacolare i flussi di elettricità attraverso i confini interni dell’UE.
La politica di incentivi del capacity market può assumere forme diverse:
– Belgio e Germania hanno scelto di incentivare le “riserve strategiche di capacità”: per il primo, la riserva è necessaria per mitigare i rischi di approvvigionamento dovuti all’elevata dipendenza di questo Paese da un parco nucleare ormai vecchio. Per la Germania invece la riserva è necessaria per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento durante la riforma del mercato tedesco dell’energia elettrica e la graduale eliminazione della produzione di energia nucleare. In entrambi i casi, le riserve saranno temporanee, acquisite tramite periodiche gare d’appalto competitive, aperte a tutti i tipi di fornitori di capacità ed eliminate quando sarà risolto il relativo problema di mercato.
– Francia e Grecia intendono promuovere meccanismi di “gestione della domanda”, il che significa pagare i consumatori affinché riducano il loro utilizzo di energia elettrica nelle ore in cui vi è maggiore scarsità di produzione. Anche in questo caso le misure sono temporanee e il sostegno sarà concesso tramite periodiche gare d’appalto concorrenziali.
– Per Italia e Polonia si parla di meccanismi di regolazione della capacità relativi all’intero mercato: sono aperti a tutti i tipi di fornitori di capacità, comprese la gestione della domanda, le capacità esistenti e nuove, nazionali ed estere. I fornitori di capacità possono ottenere un pagamento per la disponibilità a produrre energia elettrica o, nel caso di operatori della gestione della domanda, per la disponibilità a ridurre il consumo. A prescindere, ovviamente, che si verifichi davvero il bisogno di utilizzare quell’energia.