Sabbadini commenta i dati Istat sulle molestie sessuali e le sfide per il prossimo Governo
“Sulle politiche di genere e sulla lotta alla violenza contro le donne il prossimo Governo può e deve fare di più”, parola di Linda Laura Sabbadini, pioniera europea delle statistiche per gli studi di genere, ex direttore delle statistiche sociali e ambientali Istat, oggi anche editorialista de “La stampa”.
LabParlamento l’ha incontrata per fare il punto sulle proposte messe in campo dai partiti politici per affrontare il problema della violenza sulle donne.
- I dati Istat di questi giorni sulle molestie dipingono ancora un quadro della situazione a tinte scure. Pare però intravedersi qualche punto di luce. E’ veramente così?
La situazione è critica. Quasi 9 milioni di donne hanno subito molestie sessuali di varie tipologie. È un fenomeno di massa che coinvolge milioni di autori uomini che molestano sia donne che uomini. Non è questione di moralismo o di essere bacchettoni. Molestare sessualmente significa agire senza il consenso dell’altro/a e non ha niente a che vedere con la seduzione che si basa sul desiderio reciproco. Segnali positivi ci sono perché le molestie sessuali sono in diminuzione. Ciò è stato reso possibile dal clima di condanna sociale nel Paese. La maggiore attenzione delle istituzioni, quella dei media, anche grazie al ruolo delle donne, e la presa di coscienza femminile fa si che le donne reagiscano di più e si attrezzino maggiormente a prevenire e contrastare la violenza. Il problema è che le violenze più gravi stupri, femminicidi e ricatti sessuali sul lavoro sono inchiodati. E questi ultimi sono trasversali e coinvolgono anche donne di estrazione sociale bassa, sono completamente sommersi, solo lo 0,7% ha denunciato e solo il 20% ne ha parlato con qualcuno.
- Alcuni sostengono che i numeri che si registrano rispetto alle violenze sulle donne sono collegati o correlati al fenomeno dell’immigrazione. Esiste questo “collegamento”?
La violenza contro le donne è trasversale, colpisce italiane e straniere, donne di tutte le classi sociali. Non vanno considerate le denunce come rappresentative di tutte le violenze perché sono una porzione troppo piccola. Tendenzialmente le straniere denunciano di più delle italiane. E denunciano soprattutto loro connazionali perché la violenza che subiscono viene soprattutto da connazionali. Le italiane denunciano di più gli stranieri. Per questo nelle denunce si arriva al 40% di stranieri tra i denunciati. L’indagine Istat che prende in considerazione anche il sommerso non arriva a questa stima. Secondo l’Istat infatti la percentuale di stranieri autori di violenze oscilla tral’8% e il 18% a seconda della tipologia di maltrattamento.
- Immagino abbia seguito e stia seguendo la campagna elettorale. Secondo lei, da “tecnico”, le proposte “di genere” in campo sono sufficienti?
Non sono sufficienti. Nessuna punta decisamente sullo sviluppo dell’occupazione femminile ridefinendo un nuovo sistema di welfare che non si basi più sul pilastro del lavoro non retribuito delle donne. Oggi le donne svolgono nella maggior parte dei casi attività lavorativa retribuita e non possono certo assumere un carico di lavoro non retribuito pari a quello che veniva loro riservato negli anni 50.
4 Tra pochi giorni si andrà a votare. Cosa può (o potrebbe) fare il prossimo Governo, qualunque esso sia, per intervenire e ridurre i numerosi casi di violenza contro le donne?
Può fare molto. In primis, investire sull’azione integrata tra livello istituzionale e associazionismo. E può anche agire potenziando e garantendo la libertà femminile, inserendo la battaglia su questo tema nella lista delle priorità del Paese.