Pre-intesa, a Palazzo Chigi, su Lavoro, Istruzione, Sanità, Ambiente e Rapporti con l’Ue. L’accordo durerà 10 anni. Maroni: “Data storica”, Zaia: “Processo irreversibile”
Dopo le ultime trattative sulle controproposte delle Regioni, è arrivata stamattina la firma dell’intesa preliminare tra Governo e Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna per il riconoscimento di maggiore autonomia. Alla presenza del sottosegretario agli Affari Regionali Gianclaudio Bressa e dei governatori Roberto Maroni, Luca Zaia e Stefano Bonaccini si è quindi chiusa la prima fase del processo avviato nello scorso autunno sulla base del terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione.
I testi firmati – a quanto è stato possibile visionare da LabParlamento nelle bozze in circolazione – sono molto simili tra loro, ma al momento solo il Veneto ha reso pubblico il proprio.
Il pre-accordo sottoscritto a Palazzo Chigi definisce princìpi generali, metodologia e materie per arrivare, una volta che il futuro Parlamento avrà approvato a maggioranza dei componenti le necessarie leggi, all’attribuzione di competenze aggiuntive ai territori. L’intesa tra Stato e Regioni prevista dall’art. 116 avrà una durata di 10 anni e potrà essere modificata in qualsiasi momento dai contraenti, in primis per estendere il patto a nuovi ambiti. Una volta trascorsi 8 anni, verrà avviata una verifica dei risultati raggiunti fino a quel momento, in modo da decidere se rinnovare, rinegoziare o revocare l’accordo.
Lavoro, Istruzione, Salute, Tutela dell’Ambiente e Rapporti Internazionali e con l’Ue sono i temi su cui l’Esecutivo e gli Enti regionali hanno concluso positivamente i negoziati.
Entrando brevemente nei dettagli, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna disporranno di autonomia legislativa e organizzativa sulle politiche attive per il lavoro, potranno definire l’offerta di istruzione regionale mediante Piani pluriennali, saranno in grado di rimuovere i vincoli di spesa per migliorare il livello dei servizi sanitari e avranno la facoltà di gestire i finanziamenti statali destinati alla bonifica dei Sin presenti sui territori. Completa il quadro l’impegno del Governo a rafforzare la partecipazione delle Regioni al consolidamento dell’Unione europea e alla formazione degli atti comunitari.
Per quanto riguarda le risorse funzionali all’esercizio di questi poteri ceduti da Roma, l’intesa preliminare prevede la compartecipazione di Milano, Venezia e Bologna al gettito dei tributi raccolti sul territorio e il superamento dei trasferimenti basati sul criterio della ‘spesa storica’ (ovvero fondati sugli esborsi dell’Amministrazione regionale nell’anno precedente) in favore del regime dei fabbisogni standard, in base al quale i costi dei servizi vengono definiti prendendo come riferimento la Regione più virtuosa.
Soddisfazione per il raggiungimento del pre-accordo è stata espressa dal presidente lombardo Maroni, che ha parlato di “data storica” e di “pagina che apre una fase nuova per tutto il sistema delle autonomie”, e dal suo omologo veneto Zaia, secondo il quale “l’autonomia è un processo endemico ormai irreversibile, del quale il Veneto è stato capofila e pioniere”. Entrambi gli esponenti della Lega hanno fatto riferimento all’apertura di tavoli con il prossimo Governo per il trasferimento di ulteriori competenze, ma anche in questa circostanza sembra difficile prevedere come evolveranno gli eventi dopo il 4 marzo.