La stampa straniera concorda: ha vinto il vento anti-establishment e anti-immigrazione. Decisive anche disoccupazione e disuguaglianze
Ha vinto l’anti-establishment e l’anti-immigrazione: questo il leitmotiv di qualunque opinione da parte della stampa europea ed americana alla luce dei risultati delle elezioni politiche del 4 marzo. Ne abbiamo selezionati alcuni, nel marasma delle opinioni a tratti contrastanti.
L‘analisi di Steven Erlanger del New York Times, sottolinea che più della metà degli italiani ha scelto di votare i partiti populisti come conseguenza strettamente legata al risentimento inespresso per i cinque anni in cui gli italiani non hanno potuto affatto recarsi alle urne. Trae poi quattro conclusioni: la prima, che l‘immigrazione ha avuto un peso, il fatto che destra e sinistra non abbiano dato una risposta forte in merito; la seconda, che la crisi ne ha avuto altrettanto, poiché anche se l’economia italiana sta attualmente crescendo, resta povera rispetto al resto dell’Eurozona. In terzo luogo, destra e sinistra hanno fallito, e con loro l’elite politica di riferimento che ha portato al tracollo. In ultima analisi, c’è la rabbia del Sud Italia, ancora più euroscettico del Nord.
Le Monde, che il 5 marzo ha aperto in prima pagina col titolo “cataclisma elettorale in Italia”, raccoglie il disagio dei giovani a caccia di un impiego andandoli ad intervistare a Torino nel giorno del test di preselezione per il concorso da infermieri. Buona fetta di questi ha votato per il Movimento Cinque Stelle e Luigi di Maio, giovane come loro, uno in cui riporre tutte le speranze, sembrano dire a Le Monde. Disoccupazione e disuguaglianze hanno contribuito in maniera significativa a determinare il voto, come conferma il ricercatore Marc Lazar di Sciences Po che vede la sconfitta dei grandi partiti e soprattutto la vittoria dei Cinque Stelle come un momento epocale per l’Italia.
Per il Suddeutsche Zeitung, se come preannunciava il corrispondente da Roma Meiler, “sta iniziando qualcosa di completamente nuovo”, ora “il futuro dell’Italia è nelle stelle”, ma non si sa ancora come sia fatto. La frustrazione degli italiani è così grande che hanno scelto i Cinque Stelle nonostante la disfatta di Virginia Raggi a Roma. È una sconfitta anche dell’Europa che ora teme l’alleanza Cinque Stelle – Lega, ma paga l’aver lasciato da sola l’Italia sulla questione dell’immigrazione, secondo le parole di Asselborn, ministro degli esteri lussemburghese.
El Paìs che aveva dedicato un lungo “viaggio nell’Italia che vota” grazie al corrispondente Daniel Verdù, ora la definisce “il primo Paese dell’Unione europea in cui le forze anti-establishment hanno davanti la sfida di formare un governo nel bel mezzo dell’incertezza”. Con Lorena Pacho, il maggiore quotidiano spagnolo si concentra sulla sconfitta di Berlusconi, non dissimile da quella del movimento neofascista che non riesce ad entrare in Parlamento nonostante la leggera crescita nei voti conseguiti.
Infine il Guardian, che con l’editoriale post elezioni fornisce un ritratto severo in cui critica lo stesso sistema del Rosatellum, troppo complesso, sottolineando che la vita media di un primo ministro ormai non superi i tre anni, acuendo la “lunga e ricca storia di drammi”. Angela Giuffrida traccia il profilo di Toni Iwobi, primo senatore nero eletto nella storia italiana proprio con la Lega, si concentra molto su come i migranti ora vivano il risultato con crescente apprensione, e sostengono che le elezioni italiane abbiano dimostrato che l’affermazione del populismo non si limita a Trump e Brexit, oltre a mostrare che il livello della rabbia in Europa è “epidemico” come scrive Rafael Behr. “L’Italia è la terza economia dell’Eurozona e uno dei fondatori dell’Ue. Roma non può essere esclusa dai dibattiti sulle riforme strutturali, ma questo viene compromesso in un Paese dove non si riesce ad avere un governo stabile, oppure se finisce per essere governata da dei “quasi-fascisti”.