L’Energy Union tour di Šefčovič. Mogherini a Kiev: «Gazprom deve rispettare gli obblighi contrattuali»
Si tratta di un appuntamento con l’Europa, è vero, ma anche con l’energia. E non possono non colpire i numeri del Dragone sulle rinnovabili. La strategia cinese ha cambiato rotta nel 2012 quando Xi Jinping ha deciso di voler diventare un punto di riferimento globale sul green. Il motivo della scelta è strategico: ridurre da un lato la propria dipendenza dalle importazioni di oil and gas e allo stesso tempo diventare un esportatore globale di energia competitor degli Stati Uniti. Alla notizia tre trovate alcuni numeri sulla questione.
Focus di questa settimana: Union Energy Tour, conflitto gas russo-ucraino e i numeri della Cina sul green come abbiamo anticipato sopra.
- Il Vicepresidente della Commissione per l’Unione dell’energia Maroš Šefčovič questa settimana ha visitato il Lussemburgo (12 marzo) e la Bulgaria (14 e il 15 marzo) per il secondo tour relativo all’Unione energetica. In Lussemburgo Šefčovič ha visitato la Camera dei Deputati e incontrato il presidente del Parlamento Mars Di Bartolomeo e i membri delle commissioni parlamentari affari europei, ambiente e affari economici. I dialoghi hanno riguardato soprattutto i piani energetici nazionali del Lussemburgo, il suo ruolo nella cooperazione energetica regionale, i progressi verso l’efficienza energetica e gli obiettivi in materia di energie rinnovabili per il 2020. Il Vicepresidente ha incoraggiato il Lussemburgo a proseguire gli sforzi per raggiungere i target al 2020. Ha poi aggiunto che il Paese può beneficiare della buona cooperazione con altri Stati membri come Lituania ed Estonia grazie ai cosiddetti “trasferimenti statistici” di energia rinnovabile, che consentono un trasferimento dell’energia prodotta in eccesso. Il Vicepresidente ha infine incoraggiato il Lussemburgo a sfruttare al massimo i fondi UE per sostenere gli investimenti su energia e ambiente. Durante il soggiorno in Bulgaria, Šefčovič ha incontrato il presidente Rumen Radev, il primo ministro Boyko Borissov, il ministro dell‘energia Temenuzhka Petkova e i parlamentari delle commissioni energia e affari europei del parlamento. Le loro discussioni si sono concentrate sui progressi della Bulgaria in relazione ai suoi obiettivi al 2020: efficienza energetica, energie rinnovabili, la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Si è inoltre parlato di sicurezza energetica e dello sviluppo del mercato interno dell’energia. Il vicepresidente ha inoltre tenuto un discorso programmatico in occasione della conferenza sul tema “the role of ONG for improving the energy policy and the legal basis in the field of energy – challenges in South East Europe”. Durante la visita Šefčovič ha incoraggiato la Bulgaria a presentare al più presto il proprio piano energetico nazionale al 2030 come segnale forte verso gli investitori. Secondo le stime UE la transizione energetica porterà ad un aumento dell’1,2% del PIL del paese dell’Est Europa, aumento superiore alla media degli altri Paesi UE. Si ricorda che la Bulgaria guida il semestre di presidenza europea ed avrà dunque un ruolo fondamentale sull’approvazione del Clean Energy Package e della Direttiva gas.
- Lunedì 12 marzo, durante la sua visita a Kiev, l’alto rappresentante per la politica estera dell’UE Federica Mogherini ha dichiarato che Gazprom deve rispettare i propri obblighi contrattuali nei confronti di Naftogaz, società energetica ucraina. La sentenza del tribunale arbitrale di Stoccolma ha stabilito in dicembre che il colosso russo del gas deve pagare 2,56 miliardi di euro all’Ucraina come parte di un precedente accordo. Appresa la notizia Gazprom ha deciso di contestarla rifiutandosi di pagare e di riprendere le forniture di gas verso l’Ucraina. Ciò ha costretto Kiev a chiudere per alcuni giorni scuole e fabbriche per limitare i consumi nel mentre si accordava per forniture aggiuntive con altri Paesi. Durante la visita del capo della diplomazia dell’UE Federica Mogherini, il presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko, ha sostenuto che «ancora una volta la Russia ha usato la propria potenza energetica come arma geopolitica» e ha inoltre ribadito la richiesta che l’Ucraina ha fatto alla Commissione UE: annullare la costruzione del gasdotto Nord Stream 2.
- Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, il settore pubblico e privato cinese investirà entro il 2024 più di 6 trilioni di dollari nella generazione di energia a basse emissioni di CO2 e in altre tecnologie green per l’energia. Il settore cinese delle energie rinnovabili vanta ad oggi 125 gigawatt di energia solare installata, oltre il doppio delle installazioni presenti negli Stati Uniti (47 gigawatt) e in Germania (40 gigawatt). Le imprese cinesi producono ogni anno pannelli fotovoltaici per un potenziale di produzione di 51 GW di energia, più del doppio della produzione globale totale nel 2010. Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti stima che il governo cinese abbia erogato dal 2008 in avanti circa 47 miliardi di dollari in finanziamenti diretti, prestiti, crediti fiscali e altri incentivi ai produttori di pannelli solari. Nell’ultimo decennio, le esportazioni cinesi hanno contribuito a un calo dell’80% dei prezzi globali dei pannelli solari. I futuri investimenti cinesi nella tecnologia delle batterie avranno probabilmente un effetto simile sui prezzi del settore. Nel complesso, la Cina attualmente genera il 24% della propria energia da fonti rinnovabili (gli Stati Uniti solo il 15%). Il Dragone si sta dimostrando un grande player anche nel mercato dei veicoli elettrici. Nel 2015, le sovvenzioni pubbliche cinesi per i veicoli elettrici ammontavano a oltre dieci volte l’importo stanziato dal governo degli Stati Uniti. Oltre 100 compagnie cinesi attualmente costruiscono automobili e autobus elettrici. Il produttore automobilistico cinese BYD è ora il più grande produttore di veicoli elettrici del mondo e bisogna segnalare che altre sei aziende cinesi si classificano tra le prime 20. Nel 2015, la Cina ha superato gli Stati Uniti nelle vendite annuali e cumulative di auto elettriche: oggi ci sono oltre un milione di auto elettriche sulle strade del Paese orientale, quasi il doppio rispetto agli Stati Uniti. Entro il 2020, la Cina punta ad avere un parco circolante di cinque milioni di unità. A settembre scorso, i funzionari cinesi hanno confermato che il governo sta sviluppando un programma per porre fine all’uso delle auto a gas, in linea con quanto previsto già da altri Paesi come la Francia e il Regno Unito, che mirano a eliminarli dalle strade entro il 2040.