Povertà, disoccupazione giovanile, Mezzogiorno e famiglia le emergenze nazionali da affrontare in via prioritaria per il prossimo Governo. Ecco i testi delle audizioni
di Maria Carla Bellomia
Dopo il Ministro dell’economia Padoan, è stato il turno dei rappresentanti della Corte dei conti e del Cnel che hanno concluso, nel pomeriggio di ieri, la giornata di audizioni sul Def 2018, svoltesi di fronte alle Commissioni speciali di Camera e Senato.
Sono essenzialmente quattro gli aspetti economici evidenziati nel corso dell’audizione del presidente della Corte dei conti Angelo Buscema: l’andamento dei conti pubblici nel 2017; le previsioni di finanza pubblica a legislazione vigente; i saldi strutturali, anche alla luce delle Previsioni economiche di primavera della Commissione Ue e, infine, il debito pubblico.
Nonostante i passi avanti compiuti verso l’azione di risanamento dei conti pubblici, è una strada tutta in salita quella delineata dall’analisi sul Documento di economia e finanza messa a punto dalla magistratura contabile, che ha sottolineato come il difficile percorso che si prospetta nel prossimo futuro “non consente cedimenti o rallentamenti ma richiede scelte coerenti“.
Tra i numerosi fattori di incertezza che pesano sul nostro quadro economico e ne rallentano la crescita, ci sono i tentativi falliti di mettere in atto maggiori investimenti pubblici, un assetto fiscale sempre più precario e lontano dai principi di fondo cui dovrebbe ispirarsi, nonché il progressivo aumento dell’invecchiare della popolazione che potrebbe determinare, a sua volta, un crescente assorbimento di risorse pubbliche. Anche gli effetti delle clausole di salvaguardia connesse all’aumento delle imposte dirette sono state citate da Buscema come ulteriori indicatori di instabilità economica.
Buscema ha poi richiamato l’attenzione del Parlamento sulla necessità di attuare un modello di welfare che si ispiri ai principi di unitarietà e inclusione, senza per questo “mettere a repentaglio la sostenibilità finanziaria”. Preoccupante è poi, nel quadro tendenziale, la riduzione della spesa pubblica nei principali comparti dei servizi: sono soprattutto i settori della sanità e dei trasporti a soffrire di una flessione della quota del Pil ad essi destinata, con conseguenti prospettive di miglioramento assai limitate per quanto riguarda la qualità delle prestazioni offerte.
Per evitare un aggravio della spesa a carico dei cittadini, la ricetta del Presidente della magistratura contabile è quella di orientare la spending review in atto “verso una maggiore efficienza nella gestione delle risorse pubbliche”, utilizzando come criterio-guida quello della misurazione delle performance e dei risultati raggiunti rispetto agli obiettivi programmati.
Per quanto riguarda le tendenze future, Angelo Buscema ha insistito sulla necessità di “approfittare” dell’attuale situazione economica per ridurre il rapporto debito/Pil, tenuto conto dell’andamento favorevole alla riduzione del debito previsto dal contesto macroeconomico per il triennio 2018-2020.
In conclusione, quello che emerge dal Def 2018, almeno secondo Buscema, è un quadro che, al netto di indicazioni favorevoli e rassicuranti contenute nello stesso Documento, rimane complesso da gestire per il prossimo Governo, anche alla luce di un quadro internazionale critico.
Dello stesso parere è anche il presidente del Cnel Tiziano Treu che ha ammonito i parlamentari presenti sul rischio che la minaccia di restrizioni commerciali a livello globale, sommata all’incertezza politica del quadro nazionale, possa rallentare ulteriormente la ripresa economica italiana.
Sono quattro le emergenze nazionali che secondo Treu devono essere affrontate, in via prioritaria, dal prossimo Esecutivo per far sì che l’Italia possa recuperare credibilità nei confronti dei suoi cittadini: povertà, Mezzogiorno, lavoro giovanile e famiglia.
Particolarmente drammatica, soprattutto per il Sud Italia, è la questione della disoccupazione giovanile, che sconta l’attuazione di politiche occupazionali inefficienti e a corto raggio, con conseguente aumento del lavorio precario, e che richiede interventi immediati di sostegno, previa attenta analisi costi-benefici delle misure da attuare.
Sarà quindi compito – non facile – del prossimo Governo riuscire a trovare un delicato equilibrio tra l’esigenza di mantenere il controllo dei conti pubblici, senza per questo aumentare ulteriormente il deficit, e la necessità di sostenere la crescita, attraverso “scelte di politica economica e sociale molto selettive e bilanciate” sempre nell’ottica di un sistema di welfare inclusivo e unitario.