Se il decreto MiSE non arriverà prima dell’estate rischiano di non esserci i tempi tecnici per le prime aste in autunno. Un cammino lungo e faticoso
Di Marcella Judica
Il decreto legislativo 379/03, la cui approvazione è stata accelerata dal black out del settembre 2003, ha introdotto in Italia un sistema per “garantire un adeguato livello di capacità di produzione di energia elettrica”. Secondo l’articolo 2 del decreto, l’Autorità di regolamentazione definisce i criteri e le condizioni in base ai quali Terna è tenuta ad elaborare lo “schema di disciplina” del nuovo sistema. Tale “schema” deve essere poi approvato con decreto del MiSE (Ministero Sviluppo Economico), sentita l’Autorità.
Peccato però che la deliberazione ARG/elt 98/11 del regolatore, che definisce i criteri e le condizioni per la disciplina del mercato della capacità, sia arrivata dopo ben 8 anni e ben 4 documenti di consultazione che si sono susseguiti tra il 2008 e il 2010.
A tale deliberazione ha fatto seguito nel settembre 2012 la trasmissione di Terna all’Autorità dello “schema di proposta” di disciplina. Dopo la verifica positiva di conformità dell’Autorità, il documento è stato messo in consultazione pubblica da parte di Terna e successivamente rinviato all’Autorità, che ha espresso nuovamente un giudizio positivo salvo talune integrazioni. Lo “schema di disciplina” è stato quindi trasmesso al MiSE per l’approvazione finale avvenuta con il decreto 30 giugno 2014.
A questo punto, dopo 11 anni dalla legge 379/03, ci si aspettava l’emanazione dei provvedimenti attuativi e l’avvio, in tempi brevi, almeno della “fase di prima attuazione” del nuovo mercato. Se non fosse che in corso d’opera è emersa la necessità di adeguare il disegno di mercato alla crescente quota di generazione elettrica da fonti rinnovabili (FER) non programmabili. Mentre nel 2003 il capacity market era stato introdotto con l’obiettivo di promuovere l’adeguatezza della capacità di generazione su un orizzonte temporale medio-lungo, successivamente con la crescita delle FER intermittenti è divento urgente che assicurasse al sistema elettrico anche flessibilità, così come stabilito dalla Legge di Stabilità 2013.
La situazione, già articolata per l’elevato numero dei soggetti istituzionali e di stakeholder coinvolti, si è complicata ulteriormente nell’aprile del 2015 quando la Commissione Europea ha avviato un’indagine conoscitiva tra gli Stati Membri, inclusa l’Italia, che hanno adottato o intendevano adottare meccanismi di approvvigionamento della capacità, al fine di stabilire se i loro schemi di mercato fossero in linea con le “Linee guida comunitarie in materia di aiuti di Stato a favore dell’ambiente e dell’energia 2014-2020,” in vigore dal luglio 2014. Così lo Stato italiano nell’agosto 2015 ha avviato, con il coordinamento del MiSE, una lunga e complessa fase di interlocuzione tecnica con gli uffici europei (il cosiddetto processo di pre-notifica), che ha portato solo nell’agosto 2017 il MiSE a notificare formalmente il mercato italiano della capacità alla Direzione Generale Concorrenza della Commissione europea.
L’ok della Commissione è arrivato il 7 febbraio scorso e l’11 aprile l’ARERA ha dato avvio al processo di attuazione con la deliberazione 261/2018. Ma pesa l’incognita politica: se il decreto MiSE non arriverà prima dell’estate rischiano di non esserci i tempi tecnici per far partire le prime aste in autunno.
Secondo di tre articoli, il primo è stato pubblicato il 27 aprile 2018