Nell’accordo per il ‘Governo del cambiamento’ focus su economia circolare, climate change e mobilità sostenibile. Ma mancano dettagli su numeri e tempi dei provvedimenti da attuare
Dopo le varie bozze susseguitesi negli ultimi giorni, stamattina è stata diffusa la versione definitiva del “Contratto per il Governo del cambiamento” messo a punto da Movimento 5 Stelle e Lega. Fino alle 20 di stasera gli attivisti pentastellati potranno votare online sul testo, mentre i militanti leghisti si esprimeranno nel weekend recandosi ai gazebo allestiti per l’occasione dal Carroccio. Una volta arrivato l’ok delle rispettive basi, Luigi Di Maio e Matteo Salvini saliranno lunedì al Quirinale per riferire a Sergio Mattarella l’esito positivo delle trattative.
Il Contratto è strutturato in 30 punti e 58 pagine. Alle tematiche energetico-ambientali o riguardanti la sostenibilità sono dedicate le sezioni “Ambiente, green economy e rifiuti zero” e “Trasporti, infrastrutture e telecomunicazioni”, con un breve passaggio sui reati ambientali nel capitolo “Giustizia rapida ed efficiente”. Prima di riassumere i contenuti dell’accordo su questo fronte, va evidenziato che le pagine prodotte dai Tavoli tecnici tra M5S e Lega non fanno riferimento né a specifici provvedimenti né a cifre o date collegate a futuri interventi legislativi, limitandosi di conseguenza all’enunciazione di principi di carattere generale.
Alla base della visione di grillini e leghisti sull’ambiente vi è l’obiettivo di “decarbonizzare e defossilizzare produzione e finanza, promuovendo l’economia circolare”. Concretamente, le future strategie in campo di sviluppo economico e, più in generale, gli interventi dei decisori politici dovranno favorire la diffusione di modelli di sviluppo sostenibile e inserirsi nella filosofia dell’economia circolare, in base alla quale nessun prodotto può essere considerato un rifiuto non più utilizzabile. Di conseguenza, nell’intesa si punta a ridurre l’incenerimento e il conferimento in discarica, in favore di un aumento delle percentuali di riciclo. In questo senso, viene indicato come punto di riferimento il servizio garantito dalla provincia di Treviso, “studiato in tutto il mondo”. Sempre sul fronte della circolarità, vengono menzionate l’introduzione di incentivi per la produzione di merci riciclabili e riutilizzabili, la realizzazione di “centri di riparazione e riuso dei beni utilizzati” e la messa in opera di “azioni contro lo spreco alimentare”.
Nel documento viene riservato uno spazio rilevante anche al contrasto del consumo di suolo, da attuarsi mediante politiche di rigenerazione urbana. A tal riguardo, viene ritenuto centrale il rilancio del patrimonio edilizio esistente, con il contributo delle riqualificazioni energetiche degli edifici. Non a caso, si legge nel testo, “gli immobili capaci di autoprodurre energia rappresentano la sfida del futuro”.
Non poteva mancare all’appello la sfida rappresentata dal climate change, da giocare puntando su “interventi per accelerare la transizione alla produzione energetica rinnovabile e spingere sul risparmio e l’efficienza energetica in tutti i settori”. Da questo punto di vista, il Contratto legastellato guarda alla redazione di Piani nazionali per ridurre i consumi di energia e i livelli di inquinamento nelle aree più sensibili del Paese, come ad esempio Taranto, dove per l’Ilva si parla di “concretizzare i criteri di salvaguardia ambientale (…) proteggendo i livelli occupazionali e promuovendo lo sviluppo industriale del Sud”.
Altro pilastro ambientale del patto per il ‘Governo gialloverde’ è il sostegno alla mobilità sostenibile, a scapito dei veicoli alimentati a diesel e benzina (per quanto nella sezione sul fisco il Contratto preveda la riduzione delle accise sui carburanti). Nel dettaglio, la chiave individuata da Movimento 5 Stelle e Carroccio per ridurre il numero di vetture inquinanti risiede nel ricorso a “strumenti finanziari per favorire l’acquisto di un nuovo veicolo ibrido ed elettrico a fronte della rottamazione-vendita di un mezzo con motore endotermico”. In altri termini, si tratta di incentivi la cui portata dovrebbe garantire il rafforzamento tanto del sistema di vendita quanto delle infrastrutture di ricarica delle vetture elettriche. In aggiunta, in quanto forme di mobilità alternativa, viene ritenuto necessario concedere spazi pubblici per i servizi di car sharing (a fronte dell’aumento di mezzi elettrici) e incentivare lo sviluppo di reti ciclabili urbane ed extraurbane.
In conclusione, come si accennava in precedenza l’importanza e l’ambiziosità degli argomenti elencati devono tuttavia fare i conti con l’indeterminatezza complessiva dell’accordo, che per quanto riguarda energia (cui formalmente non è stato dedicato alcun punto) e ambiente sembra aver risentito della maggior attenzione dedicata ai temi più sentiti da politici ed elettori.