La proposta di market design europeo si discosta dal progetto italiano. Vediamo dove
di Marcella Judica
I provvedimenti attuativi relativi al mercato della capacità italiano sono stati avviati l’11 aprile con la deliberazione ARERA 261/2018, dopo il via libera da parte della Commissione Europea dello scorso 7 febbraio. E già si rischiano di vedere all’orizzonte possibili modifiche.
Il 21 febbraio, infatti, la Commissione Industria ed Energia dell’Europarlamento (Itre) ha approvato cinque provvedimenti del Clean Energy Package, presentato dalla Commissione Ue alla fine del 2016, tra i quali la proposta di regolamento sul mercato interno dell’energia elettrica (market design) contenenti le norme sul mercato della capacità.
Come impostazione generale, il Parlamento Europeo ritiene che i meccanismi di remunerazione della capacità debbano essere implementati solo quando tutte le altre misure di liberalizzazione del mercato abbiano “fallito” e lo Stato Membro abbia valutato che un meccanismo di riserva strategica (meno distorsivo poiché opera al di fuori del mercato) non sia sufficiente a risolvere i problemi di adeguatezza, che devono essere rilevati da una valutazione svolta da ENTSO-E (l’associazione dei gestori delle reti elettriche di trasmissione europei). Non a caso la Strategia Energetica Nazionale rilancia i sistemi di stoccaggio come uno strumento necessario per il raggiungimento degli obiettivi di penetrazione delle rinnovabili.
Entrando più nel dettaglio, tra le proposte della Commissione ricordiamo la durata annuale dei contratti di capacità per gli impianti esistenti, contro i tre previsti nella fase di “piena attuazione” del mercato italiano.
Ricordiamo altresì che la capacità di generazione già in esercizio commerciale all’entrata in vigore del regolamento, potrà accedere ai meccanismi di remunerazione solo se caratterizzata da un coefficiente di emissione inferiore a 550 gCO2/kWh. Gli impianti con emissioni superiori a tale limite potranno essere remunerati solo se già in funzione prima dell’entrata in vigore del regolamento, e comunque per un periodo non superiore ai 5 anni. Inoltre, l’Itre propone che i meccanismi di remunerazione della capacità debbano essere temporanei ed approvati dalla Commissione Europea per periodi non più lunghi di 5 anni. Praticamente la metà rispetto alla durata di 10 anni del capacity market italiano.
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