Scontro sui ministri: si insiste su Savona, e Salvini: “Solo suggerimenti”. Torna l’ipotesi Giorgetti?
di LabParlamento
Il Presidente della Repubblica, con una nota non ufficiale, diffusa da due delle principali agenzie stampa, ha fatto trapelare irritazione nei fronti della modalità di formazione dell’esecutivo a guida Giuseppe Conte.
Alla domanda se esistano veti presidenziali su alcuni ministri, il Quirinale risponde che “il tema all’ordine del giorno non è quello di presunti veti ma, al contrario, quello dell’inammissibilità di diktat nei confronti del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica nell’esercizio delle funzioni che la Costituzione attribuisce a tutti due”. Sulla scelta dei ministri infatti, la Costituzione prevede suggerimenti condivisi tra presidente del Consiglio e presidente della Repubblica mentre la preoccupazione del Colle è che si stia cercando di limitare l’autonomia del presidente del Consiglio incaricato e, di conseguenza, del presidente della Repubblica nell’esercizio delle loro prerogative. Al secondo comma dell’art. 92 della Costituzione, si legge chiaramente che: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri.”
Questa irritazione nasce probabilmente dall’insistenza di Di Maio e soprattutto di Salvini sul nome di Paolo Savona al Ministero dell’Economia. Salvini, a seguito di questa nota informale, ha replicato che si tratta soltanto di “suggerimenti e proposte” non di diktat.
Nel pomeriggio, proprio mentre Conte svolgeva alla Camera le consultazioni, si teneva un nuovo vertice tra i due leader 5 Stelle e Lega, relativo alla composizione della squadra del futuro Governo che non risulta ancora definita. Sono ancora tre i ministeri con problemi da risolvere: Economia, Infrastrutture ed Esteri. Qualora il nome di Savona non venisse accettato, sarebbe pronta una figura politica, ovvero, come già anticipato nei giorni scorsi, quella di Giancarlo Giorgetti, che non dispiacerebbe nemmeno al Movimento 5 Stelle. Ancora in discussione anche deleghe pesanti, come le telecomunicazioni, di competenza del Mise, che dovrebbe andare al Movimento 5 Stelle (forse proprio a Luigi Di Maio) insieme al Lavoro (sempre Di Maio ha parlato di un super ministero che accorperebbe Sviluppo Economico e Lavoro).
Le Infrastrutture restano un rebus: le speranze di Laura Castelli di diventare ministro sarebbero molto ridotte, per le sue posizioni no Tav rispetto a quelle della Lega. Il diplomatico Giampiero Massolo resta uno dei nomi più accreditati per la Farnesina.
Secondo fonti 5 Stelle la partita non si chiuderà prima di domani sera, come precedentemente ipotizzato. Conte tornerà al Colle per sciogliere la riserva e discutere con Mattarella la futura squadra.