L’Italia può tornare a essere leader puntando sull’Internet of Things
Con il keynote speech di Jeremy Rifkin si è aperta martedì 24 maggio la 27^ edizione del Forum PA, punto d’incontro e collaborazione tra Pubblica Amministrazione, imprese, mondo della ricerca e società civile. Il Palazzo dei Congressi ha ospitato la tre giorni di eventi e tavole rotonde su alcune macro-aree tematiche che ruotano intorno alle parole-chiave riforma, sviluppo e tecnologia.
Per il secondo anno consecutivo il Forum si è inoltre arricchito di una Call4Ideas, finalizzata a individuare e supportare nel loro sviluppo i progetti imprenditoriali più interessanti e innovativi che propongono tecnologie e soluzioni per la Pubblica Amministrazione italiana.
Dodici progetti sono arrivati in finale, tra cui GreenBag, sistema per ottimizzare la raccolta differenziata attraverso un sistema di tracciabilità, e Chimpa, una suite italiana di applicazioni per la didattica.
L’intervento di Rifkin
In merito all’intervento di Rifkin, lo speaker ha intravisto nell’Internet of Things il futuro dell’economia mondiale: “la risposta ai cambiamenti climatici, all’ecosistema in difficoltà, alla distribuzione della ricchezza a dir poco squilibrata, a una crisi economica che non ha dato tregua per anni, è la sharing economy, l’economia a costo marginale zero. È un’economia basata sull’internet delle cose, l’unica soluzione che può, in breve tempo, salvare una specie, quella umana, che altrimenti potrebbe non vedere la fine del secolo”.
Dallo speech dell’economista è emersa un’altra notizia rilevante: i fondi – a livello europeo e nazionale – esistono e sono disponibili. Gli Enti locali e l’Italia tutta non hanno più scuse: occorre disegnare un piano per la rivoluzione digitale e tornare a essere leader europei.
“Il cambiamento necessita di un nuovo modello di business che parta da architettura, energia rinnovabile e mobilità, se è vero che le prime tre cause di global warming sono, in ordine, edifici non ecosostenibili, allevamento intensivo e trasporti. Prendendo spunto dai Millennials, i nativi digitali, per cui questo cambiamento è perfettamente naturale. Se infatti l’età media nella nostra PA è di cinquantenni, servirebbero più giovani tra i 18 e i 32 anni per un “reverse mentoring”, che vede i giovani insegnare ai più anziani che, in cambio, offrono loro saggezza ed esperienza”.