Necessario per il nuovo esecutivo dare risposte concrete su tasse, occupazione e previdenza. Allo studio un decreto, in arrivo sotto l’ombrellone
Dopo aver archiviato positivamente il voto di fiducia in Parlamento la scorsa settimana, Lega e MoVimento 5 Stelle sono chiamati, adesso, a fornire risposte ai mille proclami e a dare corpo ad un contratto sottoscritto in pompa magna. È giunto il momento di passare dalle parole ai fatti.
Al grido di «alibi zero» il nuovo esecutivo guidato da Giuseppe Conte prova ad organizzare l’agenda dei lavori e a predisporre i primi provvedimenti. Tra le priorità, come più volte ribadito in ogni sede, abolizione della legge Fornero e reddito di cittadinanza, oltre all’introduzione di un nuovo regime fiscale disegnato sul modello della flat tax.
L’errore non è ammesso, a meno che non si voglia interrompere la luna di miele con gli italiani. Il fantasma di Matteo Renzi, premier giunto al 40% dei consensi per poi essere defenestrato nel giro di un anno, aleggia ancora nelle stanze di Palazzo Chigi. E nessuno vuole fare la sua fine.
L’ipotesi di un decreto già per fine giugno, contenente le prime disposizioni su pace fiscale e riforma dei centri per l’impiego, interventi ritenuti prioritari nel contratto di governo, negli ultimi giorni ha perso vigore, cedendo il passo ad un provvedimento più strutturato da portare all’esame del Consiglio dei ministri di metà luglio.
Maggiore tempo ai neoministri, dunque, per approfondire i dossier ereditati da Paolo Gentiloni. Nel bel mezzo delle vacanze estive potrebbero trovare spazio i primi accorgimenti, sotto forma di provvedimenti «anticipatori» delle vere e proprie riforme autunnali. Si partirà verosimilmente da un riordino della previdenza sociale (allo studio la re-introduzione dell’opzione donna e l’archiviazione dell’esperienza dell’Ape sociale, l’anticipo pensionistico a carico dello Stato). Gettate così le fondamenta si passerà, in sede di legge di bilancio, alla completa revisione della legge Fornero.
Stessa logica verrà utilizzata per l’introduzione del reddito di cittadinanza. Si partirà con la riforma dei Centri per l’impiego, vero banco di prova per Luigi Di Maio, titolare del dicastero del Lavoro. La riorganizzazione dei Centri (la cui competenza è in capo alle singole regioni) rappresenterà il caposaldo per la costruzione del reddito di cittadinanza, pietra miliare dei pentastellati.
Tanti i dossier che aspettano una risposta. Ma per fare tutto ciò bisogna prima completare l’organigramma di governo, occorrenze che vanno dalla nomina dei viceministri e sottosegretari sino alla distribuzione delle deleghe tra i vari dicasteri. Cosa che procede con lentezza tra equilibri da rispettare, veti incrociati e contropartite.
Nel primo Consiglio dei ministri di giovedì scorso, presieduto da Matteo Salvini (il premier Giuseppe Conte era impegnato in Canada in occasione del G7), si è proceduto alla nomina del capo di Gabinetto del Mininterno. Matteo Piantedosi, prefetto di Bologna ed ex vice capo della Polizia, sarà a capo degli uffici del Viminale. Lavorerà fianco a fianco al leader leghista. Sembra scontata la nomina di Rocco Casalino quale portavoce della Presidenza del Consiglio, affiancato (pare) dai pentastellati Pietro Dettori e Maria Chiara Ricciuti. Tutto rinviato, invece, per la nomina dei sottosegretari, partita che verrà giocata questa settimana.
Capitoli aperti, ancora, per la guida del Copasir (il comitato parlamentare che vigila sull’operato dei servizi segreti) e per la Commissione di Vigilanza sulla RAI che, per legge, spettano alle opposizioni. Forza Italia e il partito di Giorgia Meloni stanno tentando il blitz a danno del Partito democratico, che potrebbe non conquistare nessuna delle due presidenze in palio.
All’occhio dell’opinione pubblica intanto, in attesa di verificare le prime mosse del Governo, non rimane che sperare nel cambiamento tanto annunciato. Gli italiani, si sa, sono brava gente, pronti sempre a perdonare gli sbagli, meno il tradimento.