Presentato il III Rapporto sull’evoluzione del mercato. Riprendono gli investimenti
Di Maria Carla Bellomia
La presentazione del Rapporto sul sistema audiovisivo italiano, curato dall’Istituto Bruno Leoni e aggiornato al 2018 è stata l’occasione per approfondire questa mattina il dibattito sull’evoluzione del mercato della comunicazione nel nostro Paese e i suoi mutamenti a fronte dell’innovazione tecnologica.
Gli interventi di alcuni esponenti di settore – tra cui l’on. Giacomelli, il Prof. Guzzetta, il Presidente dell’Associazione Produttori Televisivi Giancarlo Leone e Antonio Pilati dell’Agcom – si sono infatti soffermati sulla trasformazione che ha interessato la dimensione economica tradizionale del sistema audiovisivo e quella degli attori operanti nell’area di mercato dei contenuti audiovisivi e multimediali.
La panoramica di settore fornita dalla terza edizione del Report conferma il ruolo di primo piano occupato da internet nel sistema complessivo delle comunicazioni, caratterizzato da una forte integrazione e trasversalità tra i servizi di telecomunicazione, di trattamento di dati, di comunicazione commerciale e di contenuti editoriali.
In termini quantitativi, con ricavi per circa 24 miliardi di euro e un’incidenza sul Pil nazionale dell’1,4%, è proprio quest’ultimo settore – in cui rientrano televisione, radio, editoria cartacea, musica, internet, home video e videogiochi – a costituire la componente principale del sistema della comunicazione italiana.
Grazie alla posizione centrale occupata ancora oggi dalla televisione nel settore dei contenuti editoriali, è proprio il mezzo televisivo ad attrarre la maggior parte delle risorse (9,6 milioni di euro nel 2016), cui segue internet che, inteso come “ambiente multifunzionale”, tocca all’incirca il 16% del totale del mercato editoriale. Un incremento questo, rispetto ai dati riferiti al 2015, che si spiega considerando i maggiori introiti derivanti dal canone radiotelevisivo in bolletta e la spesa in inserzioni commerciali, fattori che hanno permesso un’inversione del trend recessivo caratterizzante il 2014 e che confermano la crescita di peso del mercato dello screen content, o degli schermi connessi, Internet-TV.
Per quanto riguarda i cd. obblighi di investimento e programmazione per le emittenti televisive a favore della cinematografia italiana, il prof. Guzzetta ha quindi approfondito i contenuti del recente “Decreto quote” (d. lgs. 204/2017), e i suoi riflessi sul sistema audiovisivo italiano.
All’interno della produzione riservata alla programmazione di derivazione europea, il legislatore italiano ha infatti introdotto un sistema di sotto-quote riservate alle opere di espressione originaria italiana, che pone, a detta del professore, una serie di criticità dal punto di vista della legittimità sia costituzionale sia comunitaria.
Se l’intento della Direttiva europea di riferimento (2010/13/UE) era quello di razionalizzare il settore, tramite un sistema di vincoli sulla programmazione a protezione del mercato audiovisivo Ue, il legislatore delegato sarebbe piuttosto intervenuto con una regolamentazione di dettaglio sulle quote nazionali che potrebbe ora alterare la circolazione dei servizi sul mercato europeo.
Il sistema attuale della comunicazione audiovisiva si presenta infatti come un settore sempre più mondiale e competitivo che non può ignorare le sfide globali dell’innovazione tecnologia e della produzione di contenuti di pregio, accompagnati da adeguati investimenti.
Non sempre infatti, come osservato in conclusione dal rappresentante dell’Agcom, l’Italia è riuscita a stare al passo con la crescita delle grandi imprese tecnologiche di settore (concentrate per lo più in Cina e negli USA) né ha favorito la creazione di contenuti di livello, perdendo l’opportunità di competere a livello internazionale su un mercato in continua evoluzione.