Pil nazionale in contrazione nel 2018 in linea con lo scenario internazionale. Nel 2019 Italia prevista in (lieve) crescita in contrasto con rallentamento economia mondiale. Crescono i consumi degli italiani nel prossimo anno e si riduce la disoccupazione. Positive secondo l’Istat alcune delle misure di politica fiscale contenute nella Legge di Bilancio. La Commissione ammonisce però l’Italia. Spread e borse per ora tengono
di Stefano Bruni
Non è stata un bella giornata ieri per l’Italia. Da un lato “le prospettive per l’economia italiana“ dell’Istat e dall’altro la “bocciatura” della manovra da parte della Commissione europea hanno infatti acceso il dibattico politico – economico (e non solo) che già nei giorni scorsi aveva registrato un incremento di temperatura.
A sorpresa, però, in serata, è arrivata la reazione dello spread e delle borse al “cartellino giallo” che la Commissione ha estratto nei confronti del “Bel Paese”: retrocessione in chiusura dello spread a quota 312 punti e FTSE MIB in aumento dell’1,41%.
Come si dice a Roma “abbiamo tenuto botta”!
Ma procediamo con ordine. L’Istat in mattinata aveva confermato il rallentamento del Pil, sul piano nazionale, per l’anno 2018 (1,1% rispetto all’1,6% del 2017) e la contrazione della spesa delle famiglie sempre per il medesimo anno (0,9% nel 2018 contro 1,5% del 2017), ma a fronte di questi dati non proprio positivi l’Istituto nazionale di statistica ha certificato una ripresa dell’andamento del pil per l’anno prossimo (1,3%) e delle spese delle famiglie (1,2%) nonchè una dinamica positiva del mercato del lavoro sia per l’anno corrente che per il 2019, quando è previsto che il tasso di disoccupazione si attesti al 10,2%.
Rispetto invece agli scenari internazionali l’Istituto di via Balbo ha confermato che “nella prima metà del 2018, la crescita mondiale ha registrato una decelerazione rispetto al secondo semestre dello scorso anno”, precisando che questo rallentamento ha influito maggiormente nelle aree industrializzate senza produrre invece grandi effetti sulle economie emergenti che hanno mantenuto lo stesso dinamismo dei mesi precedenti.
La contrazione del Pil a livello internazionale è dunque prevista anche per il 2019 e questo accadrà soprattutto per l’implementazione delle misure protezionistiche, per le tensioni geopolitiche e per un andamento del prezzo del petrolio più elevato (da 73,1 dollari al barile nel 2018 a 76 dollari al barile nel 2019).
Dunque contrazione del pil mondiale per il 2019 (-0,2%) e crescita invece del Pil italiano (+0,2%). L’Istat spiega questo rapporto “inversamente proporzionale” rilevando che “nel 2019, il tasso di crescita del Pil è previsto pari all’1,3%, in lieve accelerazione rispetto al 2018, sostenuto ancora dal contributo positivo della domanda interna, che risentirebbe positivamente di alcune delle misure di politica fiscale contenute nella Legge di Bilancio come quelle di contrasto alla povertà e l’impulso agli investimenti pubblici. La domanda estera netta fornirebbe un contributo nullo alla crescita”.
La rilevazione è frutto, ha precisato l’Istat, “dell’utilizzo delle analisi basate sui moltiplicatori – che – costituisce uno dei principali elementi per valutare le caratteristiche di un modello macroeconomico. I moltiplicatori permettono di quantificare l’effetto su una variabile endogena, come il Pil, di cambiamenti permanenti delle variabili esogene. Allo stesso tempo l’analisi dei moltiplicatori consente di illustrare in modo sintetico i possibili canali di trasmissione degli shock (ad esempio una variazione della spesa pubblica) all’interno del modello”.
E così, con questo metodo, l’Istat ha valutato sia gli effetti legati ad un aumento di trasferimenti pubblici pari a circa mezzo punto di Pil che gli effetti macroeconomici di misure rivolte ad incrementare gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo.
I risultati attesi sono, nel primo caso, un aumento medio, nei primi anni, di 2 decimi di punto del Pil rispetto allo scenario base. Nel secondo scenario invece, ipotizzando un investimento pubblico in ricerca e sviluppo pari a 1 miliardo di euro, si otterrebbe “un effetto permanente sul totale degli investimenti (1% nel primo anno e tassi lievemente superiori negli anni successivi), sul Pil (+0,1% nel primo anno e +0,2% negli anni successivi rispetto allo scenario di base) e, in misura limitata, sul mercato del lavoro”
Nonostante però queste indicazioni dell’Istat, nel pomeriggio, la Commissione Europea ha raccomandato di aprire una procedura di infrazione per deficit eccessivo nei confronti del governo italiano. In sostanza, la Commissione ha concluso che la legge di bilancio presentata a fine settembre dal governo Gialloverde potrebbe (!) violare i parametri europei sulla riduzione del debito, e mettere in pericolo la stabilità dell’economia nazionale.
Tra le ragioni citate dalla Commissione a sostegno della propria posizione «gli ampi divari dell’Italia rispetto al parametro di riduzione del debito», «il fatto che i piani del governo implicano un notevole passo indietro sulle passate riforme strutturali volte a stimolare la crescita», e infine «il rischio di deviazione significativa dal percorso di aggiustamento» concordato nei mesi scorsi.
Tutto sommato, però, come si diceva, spread e borse hanno tenuto e questo ha dato una spinta in più al Governo italiano che ora sarà impegnato in una trattativa ancora più serrata con una Commissione europea nell’ultimo scampolo di mandato.
Fare previsioni su cosa accadrà è difficile e azzardato, per ora.
Una cosa però è certa: anche se il commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici ha detto in conferenza stampa di aver incontrato moltissime volte il governo italiano, ora dovrà prevedere altri spazi nella sua agenda….