Balduzzi, dell’Università Cattolica, commenta la manovra 2019 e lo scongiuramento della procedura d’infrazione
di Valentina Magri
A quasi un mese distanza dalla minaccia di apertura di una procedura di infrazione per deficit eccessivo, l’Italia ha raggiunto un accordo sulla Legge di bilancio 2019 con la Commissione europea, che ha sospeso l’avvio della procedura.
Abbiamo intervistato sul tema Paolo Balduzzi, ricercatore e docente di Scienza delle Finanze presso l’Università Cattolica di Milano, editorialista del quotidiano Il Messaggero e membro del comitato di redazione del sito di informazione economica lavoce.info.
Cosa ne pensa dello scongiuramento della procedura di infrazione per debito eccessivo contro l’Italia?
Credo che sia l’esito che tutti si aspettavano o perlomeno ciò in cui tutti speravano. Fa contenti un po’ tutti: il governo italiano porta a casa un obiettivo di deficit comunque più largo di quello per cui i governi precedenti si erano impegnati, le istituzioni comunitarie mostrano ai governi e ai cittadini europei che sanno bilanciare l’esigenza di far rispettare le regole con una buona dose di buonsenso; gli italiani potranno dormire sonni più tranquilli rispetto al destino dei propri risparmi e dei propri investimenti. Il rammarico è che avremmo potuto raggiungere questo risultato già a fine settembre.
Ritiene che i due cavalli di battaglia della Legge di bilancio 2019 (quota 100 e reddito di cittadinanza) siano stati azzoppati dalle riduzioni dei fondi per realizzarli?
No, anzi: il fatto che siano stati confermati non fa che rendere ancora più scivoloso il terreno per le coperture dei prossimi anni. Non possono bastare le privatizzazioni, non può bastare un po’ di deficit. Il pericolo che si ricorra ad aumenti dell’IVA per finanziare queste politiche non è irrealistico.
Secondo il vicepresidente della Commissione Ue responsabile per l’euro, Valdis Dombrovskis: “La soluzione sul tavolo non è ideale, non dà una soluzione a lungo termine per i problemi economici italiani”. E’ d’accordo con lui?
Sono d’accordo ma non lo sarebbe stata nemmeno, anzi tantomeno, la procedura di infrazione, soprattutto in un contesto economico, quello italiano, che tende al rallentamento e che anche quando le cose vanno bene non sa correre. L’Italia avrebbe dovuto riempire la propria legge di bilancio di investimenti e magari di sgravi fiscali, avrebbe dovuto preoccuparsi di creare reddito invece che di redistribuirlo in maniera così inefficiente e iniqua.
Le stime di crescita del PIL italiano sono state abbassate per il 2019 e 2020 all’1%. Le sembrano credibili oppure giudica più probabile una entrata in recessione dell’Italia?
È una misura certamente più in linea con le previsioni dei principali osservatori internazionali, quindi direi che sono credibili.
Dopo le schermaglie con Bruxelles e i continui cambi alla manovra, pensa che l’Italia abbia oggi un problema di fiducia con l’Ue e i mercati?
La fiducia dei mercati nei confronti del nostro paese non ha motivo di incrinarsi. Certo, è stata messa alla prova dal braccio di ferro con la commissione; ma i fondamentali economici in Italia sono positivi. Lo spread a 300 era contingente e tornerà, più o meno velocemente, a livelli più bassi. Certo mi auguro che, soprattutto i due vicepremier, abbiano fatto tesoro del fatto che ogni loro dichiarazione può avere conseguenze immediate sui risparmi dei cittadini.