Circa 3,3 mld di € di gettito previsto dall’introduzione della fattura elettronica. Il 78% delle partite Iva sono sotto 65.000€ di fatturato, e quindi esonerati dalla e-fattura perché nel nuovo regime forfettario. Il 54% delle PMI ritiene la fatturazione elettronica inutile. Agenzia delle entrate dichiara il 6% di errori, ma professionisti, opposizioni e Codacons dissentono e minacciano esposti.
di Stefano Bruni
Con l’arrivo del nuovo anno si è soliti buttare le cose vecchie. Così è stato per la cara, vecchia ricevuta cartacea, sostituita dal 1 gennaio 2019 dalla fattura elettronica.
L’intento di questo cambiamento è quello di intercettare più facilmente eventuali evasori e, dunque, recuperare risorse economiche per il bilancio dello Stato. In particolare, stando all’ultimo decreto fiscale, il gettito netto garantito dall’introduzione della fatturazione elettronica sarebbe di 300 milioni per l’anno in corso, di oltre un miliardo per il 2020 e di quasi 2 miliardi (1,91 mld di €) per il 2021.
In Portogallo un sistema molto simile a questo esiste già dal 2012, si chiama “e-fatura” e pare abbia generato un incremento del gettito Iva, tra il 2012 e il 2016, di oltre il 12%.
Il cambiamento dunque porta vantaggi!? Cerchiamo di capire intanto come è stato concepito in Italia.
Anzitutto occorre distinguere tra l’iter previsto per la fatturazione B2B (cioè tra aziende) e quello previsto per la fatturazione B2C (cioè tra aziende, commercianti, negozi e consumatori).
Nel primo caso, l’operazione da fare anzitutto è quella della compilazione online della e-fattura. Subito dopo, semplicemente premendo il tasto invio, il documento viene spedito allo Sdi, Sistema di intermediazione, piattaforma digitale gestita da Sogei, società di informatica del ministero dell’Economia. Se la fattura è stata compilata correttamente, viene accolta e inoltrata all’Agenzia delle Entrate che, a questo punto, avrà traccia di tutte le attività delle aziende (piccole, medie e grandi) e dei professionisti che operano sul mercato italiano e dunque sarà anche in grado di incrociare dati e “pizzicare” qualche furbetto.
Sul fronte b2c invece, per la verità meno spiegato e pubblicizzato, accade che il negoziante o l’azienda rilascerà al cliente un certificato provvisorio per testimoniare l’avvenuto pagamento. Contemporaneamente l’esercente invierà l’e-fattura all’Agenzia delle Entrate. Poi il cittadino dovrà accedere al sistema digitale tramite la Carta Nazionale dei Servizi o attraverso lo Spid, perché solo le fatture elettroniche faranno fede ai fini delle detrazioni. Dunque, i cittadini dovranno dotarsi di una password e convertirsi dal “sistema cartaceo” a quello “on line”. Una cosa non da poco.
In alcuni, sporadici casi sono previste delle esenzioni dalla fatturazione elettronica. Sono i casi dei medici e dei farmacisti o del pediatra, per i quali bisognerà continuare a conservare nel cassetto gli scontrini della farmacia o la fattura del pediatra per poi estrarla al momento della dichiarazione dei redditi per ottenere la detrazione fiscale.
Altri esonerati sono i titolari di partita iva che sceglieranno il regime forfettario, meglio noto come flat tax, introdotto dalla legge di bilancio per il 2019 e riservato a chi dichiara ricavi inferiori ai 65 mila euro.
In verità, una platea non proprio piccola secondo uno studio condotto dall’Associazione italiana dottori commercialisti. Infatti, da questo studio emergerebbe che il 78 per cento delle partite Iva dichiara meno di 65.000 € e dunque due terzi delle partite iva non emetterà fattura elettronica. E probabilmente molti altri passeranno a questo nuovo regime rendendo quindi meno vasta la platea di coloro che inizialmente si pensava fossero convolti dal provvedimento.
Sul fronte delle imprese, invece, l’Api, associazione piccole e medie imprese, ha condotto un sondaggio fra i propri iscritti rilevando che il 54 per cento degli imprenditori ritiene la fatturazione elettronica inutile.
Per il momento, quello che è accaduta nella prima settimana di e – fattura è sintetizzabile, secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, così: emissione quotidiana di circa 700 mila fatture elettroniche, per un totale di circa 3 milioni di e-fatture predisposte da 120 mila operatori. La percentuale di errori si è attestata intorno al 6% dei casi (a fronte di una percentuale di errori pari al 30% raggiunta con l’introduzione della fattura elettronica per i fornitori della Pubblica amministrazione).
Ma mentre l’Agenzia delle entrate dice che tutto procede secondo i piani, in molti, soprattutto tramite i propri profili social, hanno pubblicato foto della schermata del proprio computer con scritto “Il sistema non è al momento disponibile, ci scusiamo per l’inconveniente e si prega di riprovare più tardi”.
Per questo motivo il Codacons, che ha addirittura parlato di «caos fiscale» minacciando un esposto per interruzione di pubblico servizio, ha chiesto una proroga dei tempi per inviare la documentazione.
Forti critiche anche dalla opposizioni. Ma forse si tratta solo di “digerire” l’ennesima novità.