Dal 2013 al 2016 Palazzo Madama ha restituito 65 milioni di euro allo Stato. In vista Centrale unica di committenza del Parlamento
A una settimana di distanza dai colleghi della Camera, durante la seduta di mercoledì 20 luglio i componenti dell’Assemblea del Senato hanno approvato il Rendiconto delle entrate e delle spese di Palazzo Madama relativo al 2015 e il Progetto di bilancio interno per il 2016.
Come nel caso di Montecitorio, grande attenzione è stata riservata al capitolo dei risparmi conseguiti dal Senato. In base alle cifre ufficiali, nel triennio 2013-2016 lo Stato ha risparmiato 152 milioni di euro in spese di funzionamento di Palazzo Madama (per una riduzione della dotazione complessiva pari a circa 86 milioni nello stesso arco temporale), vedendosi inoltre restituire la somma di 65,5 milioni. Complessivamente, il costo effettivo del Senato sul totale della spesa pubblica è ormai pari allo 0,060%, in calo rispetto allo 0,083% del 2006.
Altre voci rilevanti nel bilancio di Palazzo Madama sono rappresentate dai capitoli dedicati alla trasparenza delle uscite e all’innovazione nella gestione della struttura. Nel primo caso, si fa riferimento alla maggior efficienza nell’ambito dell’affidamento di forniture garantita dalla gestione congiunta con la Camera di alcune procedure di gara, in attesa del varo della Centrale unica di committenza del Parlamento, e dall’avviata digitalizzazione completa delle gare (in collaborazione con Consip, centrale di acquisti della PA). Per quanto riguarda l’innovazione, questa viene invece declinata in termini di cambiamenti nella gestione del personale del Senato (dal 2006 al 2016 si è passati da 1.098 a 669 dipendenti) e di investimenti nell’aggiornamento professionale del personale stesso, facendo ricorso anche a scambi con Istituzioni europee e internazionali.
Sulla scia della Camera, dunque, anche l’amministrazione di Palazzo Madama sta dando dimostrazione di volersi adeguare alla sempre crescente richiesta di una riduzione dei costi delle Istituzioni del Paese.