Con il testo votato dall’Aula di Montecitorio (ora atteso da un nuovo esame in Senato), chiunque potrà chiedere ai gestori di pagine Web l’oscuramento di contenuti lesivi
Nella giornata di martedì 20 settembre, la Camera ha approvato con 242 sì, 73 no e 48 astenuti il Disegno di Legge in materia di prevenzione e contrasto degli atti di cyberbullismo. Hanno votato a favore del provvedimento Partito Democratico, Area Popolare, Scelta Civica e Fratelli d’Italia, mentre Lega Nord, Forza Italia e Sinistra Italiana hanno scelto l’astensione, e i deputati del Movimento 5 Stelle si sono dimostrati contrari al testo. Giunto al suo secondo passaggio parlamentare, il provvedimento ha subìto varie modifiche rispetto alla versione adottata dal Senato nel maggio 2015, e dovrà pertanto tornare all’esame di Palazzo Madama.
Dal lato dei contenuti, il testo licenziato dall’Assemblea di Montecitorio si compone di 8 articoli, nei quali in primis viene fornita una definizione dei termini “bullismo” (ambito originariamente escluso dalla portata del DdL) e “cyberbullismo”. La parte più rilevante del provvedimento consiste nella possibilità per chiunque (minore o adulto) di rivolgersi al gestore di un sito Web per ottenere la rimozione di contenuti riconducibili alla categoria del cyberbullismo. Se, entro 24 ore dalla richiesta, il responsabile della pagina non avrà provveduto all’oscuramento del materiale lesivo, il Garante per la privacy interverrà in tal senso. Nella prima stesura del Disegno di Legge, la rimozione dei contenuti online era prevista esclusivamente a tutela dei minori, e si faceva esplicito riferimento alla reiterazione della condotta denigratoria.
Inoltre, il DdL approvato dalla Camera dispone l’istituzione di un Tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo (composto da Governo, Agcom, Garante per l’infanzia e l’adolescenza e Garante per la privacy), chiamato a redigere un Piano di azione e a realizzare un sistema di raccolta dati per monitorare l’evoluzione di questi fenomeni, e prevede l’adozione da parte del Ministero della Pubblica Istruzione di linee di orientamento per il contrasto di bullismo e cyberbullismo nelle scuole, con l’individuazione in ogni struttura di un docente responsabile delle iniziative contro questo genere di condotte. In ultimo luogo, viene introdotta nel Codice Penale una circostanza aggravante del reato di stalking commesso per via informatica, in virtù della quale la relativa pena raggiungerà un periodo di reclusione compreso tra 1 e 6 anni.
Di segno contrapposto sono state, non solo nel mondo politico ma anche all’interno della società civile, le reazioni al via libera ottenuto dal provvedimento. Da un lato, infatti, si sottolinea l’importanza della finalità del testo, ma dall’altro non manca chi sostiene che un Disegno di Legge di portata così ampia costituirebbe una minaccia alla libertà di espressione su Internet. Non è da escludere che il ritorno del DdL al Senato si traduca in nuovi cambiamenti, e che pertanto il suo iter non sia così vicino a concludersi.