Noi colpiti perché politicamente scorretti. Abbiamo fatto tweet scomodi e qualcuno si è sentito insultato? È la satira, bellezza. LabParlamento ha intervistato – in esclusiva – Luisella Scheggia, la principale animatrice e ideatrice di uno dei più amati e contestati profili satirici d’Italia
di LabParlamento
Tutto si può dire di ArsenaleKappa – l’account satirico dai numeri record magicamente (si fa per dire) scomparso da Twitter e Facebook – tranne che sia un esempio di quel politicamente corretto da cui gli operatori dell’informazione e della comunicazione sembrano ormai non poter più fare a meno.
Inizia proprio da questo, forse, la storia della doppia censura ai danni di Arsenale (risorto, da pochi giorni, sotto il nuovo nome di TankDifferent e con qualche follower in meno, giusto centomila). Il tutto mentre impazza un dibattito che sta monopolizzando soprattutto Twitter, tra chi, anche da sinistra, ne ha preso le difese (vedi Luca Telese) e chi ha esultato nel vederlo bannato (come Riccardo Puglisi). Erano anni, forse dai tempi dell’editto bulgaro del 2002, che l’opinione pubblica italiana non si divideva in modo così netto – anche in modo trasversale- tra difensori e detrattori di una “certa” satira. Ne parliamo direttamente con Luisella Scheggia, principale autrice dei tweet satirici tra i più contestati e amati del web.
Spieghiamo ai nostri lettori: cos’è (o cos’era) ArsenaleKappa? Cosa avete combinato?
Dietro ArsenaleKappa c’è un lavoro serio di 5 anni di 15 ore al giorno. La satira che produciamo si appoggia su un’organizzazione molto complessa e professionale. Ho iniziato con Spinoza, poi la startup di Prugna e Kotiomkin fino a Labbufala. Il mio account personale “@LVIX” aveva da subito vinto un premio, “Cattiva più temibile del web”. E infatti i plagi delle mie battute non si contavano. Ecco che mi sono trasformata in 007, scovando i plagiatori che però me l’hanno giurata.
Frasi cattivelle, insulti compresi, ne avete scritte a quantità industriale anche se, come avete denunciato, la censura dei social sembra aver colpito principalmente (e solamente) voi. Come se lo spiega?
ArsenaleKappa aveva una potenza di fuoco micidiale. Viaggiava sui 20 milioni di visualizzazioni al mese, che su Twitter sono parecchi. E dava fastidio ad una parte politica ovviamente, ma più che politica, ad una parte con un orientamento economico non allineato a quello neoliberista. Io scrivo su Scenarieconomici e condivido i loro articoli. Che è stata la causa scatenante delle critiche di Riccardo Puglisi. Eppure non siamo schierati con nessuna parte politica. Nessuno ha mai letto dei tweet di elogio o endorsement a questo o quel politico anche se personalmente sono chiaramente schierata con i Keynesiani. Quindi: come far fuori Arsenale? Con un pretesto. Come incastrare Al Capone con il reato di evasione delle tasse e non per mafia. E poi passa un altro messaggio sotteso: perché guardate il dito medio se sto indicando la luna? Insultare i provocatori? Sì, lo abbiamo fatto. E nonostante le segnalazioni Twitter non ci ha mai bloccati. Il trucco è quello: focalizzarsi sull’esternazione: “omioddio che volgaritè” e non sui contenuti, mettendo a tacere l’avversario. stigmatizzandolo. È come se si chiamasse pittore da strapazzo Michelangelo perché girava sgualcito o vestito male. E badate: non hanno solamente bannato Arsenale: ci hanno cancellato 50mila tweet, praticamente una damnatio memoriae. Se blocchi un account, non puoi cancellare lo storico: questa è censura. Il tweet incriminato sarebbe questo, un “dovete morire” satirico sul tema minibot che era da intendere come “dovete fare la fine della Grecia”. Ma ovviamente è stato inteso come minaccia di morte… Ed eccoci al Tank Different, il nuovo account: 10 mila followers in 48 ore e chiuso di nuovo con uno strano messaggio: “sei stato bloccato su richiesta di Tank Different”. Strano no? Ma non finisce qui. Ad altri follower è arrivato questo avviso: “grazie della tua segnalazione: Tank different ha violato le regole e lo blocchiamo”. Peccato che queste persone non avessero mai segnalato alcunché. E ancora. In contemporanea è stato sospeso anche il nostro profilo Facebook, seguito da oltre 80.000 follower. Il perché nessuno lo sa, visto che non era stato segnalato nessun post in particolare. Insomma: Arsenale andava ucciso.
Qual è la battuta-tweet di cui va più fiera?
“Il fatto che la Commissione Europea ci abbia inviato una lettera di 26 pagine tutta fatta con lettere ritagliate, sinceramente mi provoca una certa inquietudine“. Facciamo satira no? Anche noir. Del tipo “È morta Mariangela Melato. O sta recitando da Dio.” È stato dei tweet più copiati di sempre e riproposto ogniqualvolta un attore passava a miglior vita. E gli insulti non si sono contati. Ma la satira è anche questo. Come Charlie Ebdo insegna. Ricordate quando Renzi all’indomani del referendum del 2016 disse che aveva perso per colpa del web? Secondo voi con chi ce l’aveva? Arsenale, infatti, era tra i tre account più “potenti” per l’engagement prodotto dagli influencers su Twitter in occasione del referendum. Da allora siamo entrati in shadow-ban, ridotti ad un decimo della visibilità. Nel dicembre del 2016 avevamo 124 mila followers e nonostante viaggiassimo a oltre 5 Mila follower al mese il numero rimaneva sempre lo stesso: dagli utenti partiva un defollow automatico. Praticamente il modo per toglierti la visibilità senza dichiararlo. La nostra satira è gratis: forse è per questo che chi fa satira di professione ci attacca.
Nel 1978, quando a pochi mesi dalla morte di Paolo VI seguì quella di Papa Luciani, un importante quotidiano italiano titolò “è rimorto il Papa”. Possibile che l’Italia sia stata più tollerante allora rispetto ad oggi?
No. Ricordate che fine fece Beppe Grillo in quegli anni?
Quanto conta essere politicamente corretti nel fare satira? E, soprattutto, quella politicamente corretta, è davvero satira?
Quella politicamente corretta non è satira. Quindi conta tutto