Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale delle norme di riferimento, anche il nostro Paese si apre all’ingresso di nuovi operatori tecnologici nel mondo bancario. Preoccupazione nella finanza, ma anche possibilità per gli istituti tradizionali di rimettersi in gioco e aprirsi al futuro
Con la pubblicazione in Gazzetta lo scorso 23 luglio delle disposizioni in materia di vigilanza per gli istituti di pagamento e gli istituti di moneta elettronica, anche l’Italia getta le basi per l’imminente arrivo della rivoluzione dettata dal Fintech, ovvero l’insieme delle prestazioni economico-finanziarie interamente digitalizzate.
Le nuove disposizioni dell’Istituto guidato da Ignazio Visco seguono le indicazioni del decreto legislativo del 13 gennaio 2018 che recepisce in ambito nazionale la direttiva europea sui servizi di pagamento elettronici, provvedimento che getta le basi per una vera e propria rivoluzione nel mondo delle transazioni digitali.
Due gli atti assunti dal legislatore nazionale: l’attuazione della direttiva 2015/2366 del 25 novembre 2015, relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno (c.d. «PSD2», Payment Services Directive), e l’aggiornamento delle disposizioni del Regolamento (UE) n.751/2015 del 29 aprile 2015, relativo alle commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento basate sulle carte elettroniche.
La via verso la digitalizzazione dei servizi bancari sembra ormai inarrestabile. Secondo l’ABI, l’Associazione dei bancari italiani, bonifici e giroconti effettuati online, nel 2018, sono cresciuti del 131%, mentre le operazioni bancarie da dispositivi mobili hanno registrato un’impennata in media del 71%. Anche i pagamenti tra le persone a mezzo tecnologico sono aumentati del 72%.
Strade aperte, dunque, alla diversificazione dei servizi da parte dei giganti del web: accanto ai tradizionali business (le grandi compagnie di Internet non abbandonano mai i primi amori) è una corsa ad abbracciare tutte le potenzialità del Fintech. L’aspetto più rivoluzionario, dettagliato nello specifico dalle disposizioni di via Nazionale, è la possibilità per tutte le web-society di chiedere (e ottenere) l’accesso al conto corrente dei propri clienti, senza che le banche potranno fare nulla per impedirlo, e mettendosi così al servizio delle nuove imprese di Internet senza, di contro, ricavarci nulla. Rimangono invariati i poteri di vigilanza e controllo da parte della Banca d’Italia anche sui nuovi soggetti.
Altro onere a carico dei tradizionali istituti di credito sarà l’obbligo di mettere a servizio dei nuovi operatori specifiche infrastrutture, necessarie ai nuovi competitor per operare nel mondo bancario in maniera autonoma, anche in assenza delle prescritte licenze bancarie per raccogliere e reimpiegare i risparmi dei correntisti. Serpi in seno? Forse non del tutto.
L’ingresso di nuovi concorrenti imporrà alle banche un necessario cambio di passo, costringendo le stesse ad affrontare molto seriamente la sfida della trasformazione, principalmente sotto due aspetti: da un lato, la trasformazione della relazione col cliente, con le filiere bancarie tradizionali chiamate a virtualizzarsi e diventare sempre più customer centric (ad esempio, lo smartphone è ormai un canale di accesso privilegiato ai servizi finanziari) e, dall’altro lato, i bancari di domani dovranno fare i conti obtorto collo con le implicazioni delle nuove tecnologie come Intelligenza Artificiale, Application Programming Interface, Blockchain, Cloud Computing, 5G e Internet of Things, tutti elementi che accelereranno il cambiamento dell’erogazione dei servizi finanziari in termini di semplicità, ubiquità, sicurezza, riduzione del costo dei servizi offerti e capacità di raccogliere feedback più precisi e rapidi. È questo il quadro che emerge dal Rapporto “Le Banche del futuro” della The European House – Ambrosetti, recentemente pubblicato.
Di sicuro l’intera materia paga lo scotto dell’assenza di una regolamentazione specifica. È per questo che, a livello comunitario, l’Unione europea sta preparando la stretta sul Fintech, avviando la prima consultazione pubblica su tale materia. Obiettivo della Commissione la definizione di regole chiare e trasparenti per i nuovi operatori “innovativi” che si affacciano nei settori tradizionali del credito. Nelle previsioni di Bruxelles, infatti, le licenze richieste dai nuovi tecno-operatori che forniscono servizi bancari in versione digitale, robotizzata e innovativa dovranno dotarsi di un capitale superiore alla media e una riserva aggiuntiva, insieme a precise garanzie di azionariato stabile e di alto profilo capace di coniugare, accanto alle competenze digitali, anche quelle bancarie.