Dopo il primo accordo sulla rappresentanza di otto anni fa e a valle di un iter avviato nel 2014, Cgil, Cisl e Uil e Confindustria hanno firmato con Inps e Ispettorato del Lavoro la convenzione per la misurazione e la certificazione della rappresentanza sindacale. L’accordo siglato prevede che l’Inps abbia il compito di “pesare” i sindacati attivi nel settore privato, attraverso la valutazione di un mix tra iscritti e voti nelle elezioni delle Rsu.
LabParlamento ne ha parlato con il Presidente del CNEL ed ex Ministro del Lavoro, Tiziano Treu.
Presidente Treu, cosa ne pensa della Convenzione siglata in questi giorni da Confindustria e Cgil, Cisl e Uil con Inps e Ispettorato del lavoro sulla misurazione della rappresentanza sindacale?
Credo abbia un valore importantissimo e credo anche che un po’ di merito per questo piccolo traguardo lo si debba riconoscere anche al CNEL che ha da tempo sollevato il tema dei “contratti pirata”, cioè quegli accordi siglati da associazioni che dichiaravano un numero di associati non verificabile.
“Contratti pirata”. Ci dà qualche numero sul fenomeno?
Anzitutto devo dire che il CNEL effettua il monitoraggio dei contratti collettivi nazionali ormai dal 1986 e quello che abbiamo rilevato in questi ultimi anni è stata una crescita molto importante del numero di questi contratti. Oltre la fisiologica crescita derivante dall’attuale settorializzazione dell’economia. Per essere più precisi, a fine 2018, nel nostro archivio nazionale c’erano circa 800 contratti classificati. Di questi, meno della metà (375 per la precisione) erano riconducibili alle sigle sindacali più rappresentative e avevano caratteristiche allineate dal punto di vista dei dati INPS.
Quindi ora si ridurrà il numero dei contratti secondo lei?
In teoria si. Ma soprattutto, d’ora in poi, a rappresentare il benchmark per l’applicazione di benefici normativi e contributivi da inserire nei CCNL a tutela del lavoro, saranno le associazioni e le federazioni sindacali e datoriali più numerose. Possiamo dire che “contarsi permette di contare”
Questo accordo è propedeutico ad una legge sulla rappresentanza?
La legge sulla rappresentanza è uno dei punti indicati nel programma di Governo. E il CNEL è a disposizione per fornire tutto il supporto necessario.
Il ruolo del Cnel previsto dalla Convenzione è però marginale. È lo scotto da pagare quando si è considerati “ente inutile”?
Io credo che ognuno sia chiamato a svolgere il proprio mestiere. L’Inps fa la sua parte, così come l’Ispettorato e il Cnel.
Mi lasci aggiungere una riflessione. Dopo il referendum costituzionale del 2016 che prevedeva l’abolizione del CNEL sono state presentate alcune proposte di legge che andavano nella stessa direzione. E’ un dato di fatto. Ma è anche vero che sono state avanzate alcune proposte di legge che invece mirano ad una riforma che rafforzi e innovi il ruolo del CNEL. Anche questo è un dato di fatto, così come lo è il lavoro che abbiamo svolto per esempio nell’ultimo anno: 4 disegni di legge, 27 documenti tecnici, promosso 155 iniziative di confronto con oltre 100 organizzazioni e 8 mila cittadini. Del resto, in ambito europeo opera il Comitato economico e sociale europeo che coordina i lavori dei 21 Paesi membri dotati di un CNEL ed esprime pareri obbligatori a Commissione e Parlamento sulle materie economico e sociali. E anche questo è un dato di fatto.