Adottata la proposta della Commissione sulla classificazione degli investimenti da considerare ecosostenibili. Non sono stati esclusi i progetti basati sull’energia nucleare. Continua la battaglia legale del consorzio Nord Stream 2 contro l’Ue
Consiglio Ue: adottata la posizione sul sistema di classificazione per la finanza sostenibile. Dentro anche il nucleare
Martedì 25 settembre il Consiglio dell’Ue ha adottato la propria posizione sulla proposta della Commissione di creare un sistema di classificazione, a livello Ue, teso a fornire alle imprese e agli investitori un linguaggio comune per individuare le attività economiche da considerare ecosostenibili.
Il Regolamento proposto intende affrontare due sfide:
- ridurre la frammentazione derivante da iniziative basate sul mercato e da prassi nazionali;
- ridurre la pratica di commercializzazione di prodotti finanziari venduti come green o sostenibili, quando in realtà non soddisfano gli standard ambientali di base.
Come indicato nella posizione del Consiglio, la proposta individua e definisce sei obiettivi ambientali che l’UE intende perseguire:
- la mitigazione dei cambiamenti climatici;
- l’adattamento ai cambiamenti climatici;
- l’uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine;
- la transizione a un’economia circolare, compresi la prevenzione e il riciclo dei rifiuti;
- la prevenzione e il controllo dell’inquinamento;
- la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.
Per essere considerate ecosostenibili, le attività economiche dovrebbero soddisfare i seguenti requisiti:
- contribuire in modo sostanziale al raggiungimento di almeno uno dei sei obiettivi ambientali sopra elencati;
- non arrecare un danno significativo a nessuno degli obiettivi ambientali;
- essere svolte nel rispetto delle garanzie minime di salvaguardia sul piano sociale e della governance;
- essere conformi ai criteri di vaglio tecnico.
Su tale base, la Commissione avrebbe quindi il compito di stabilire la classificazione effettiva definendo i criteri di vaglio tecnico per ciascun obiettivo ambientale pertinente. Sotto il profilo giuridico, i criteri assumerebbero la forma di atti delegati per quanto riguarda la classificazione settoriale delle attività economiche e sarebbero integrati da atti di esecuzione per la definizione delle soglie quantitative e qualitative che l’attività economica deve rispettare per essere considerata ecosostenibile.
La Commissione sarebbe assistita da un gruppo tecnico di esperti, che avrebbe il compito di fornire consulenza riguardo l’elaborazione dei criteri di vaglio tecnico e di analizzarne l’impatto in termini dei potenziali costi e benefici derivanti dalla loro applicazione. La Commissione potrebbe inoltre contare sul supporto di esperti degli Stati membri in merito all’adeguatezza dei criteri di vaglio tecnico.
Va sottolineato che il Consiglio ha deciso di non escludere dal sistema di classificazione i progetti basati su energia nucleare, nonostante l’opposizione del Parlamento europeo e in sede di Consiglio di Germania, Austria e Lussemburgo.
In base alla posizione del Consiglio, la tassonomia dovrebbe essere stabilita entro la fine del 2021 per garantirne la piena applicazione entro fine 2022.
IPCC: il report su oceani e criosfera non è rassicurante
Al termine della cinquantunesima edizione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) tenutasi a Monaco dal 20 al 23 settembre è stato presentato il report IPCC sullo stato degli oceani e la criosfera.
Lo studio evidenzia che la Groenlandia ha perso in media 278 miliardi di tonnellate di ghiaccio ogni anno tra il 2006 e il 2015, il doppio rispetto al periodo tra il 1997 e il 2006. L’Antartide, se si considera la stessa finestra temporale, ha perso 155 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno.
A causa dello scioglimento dei ghiacci, il livello del mare si è innalzato ogni anno di 1,8 millimetri tra il 2006 e il 2015.
Secondo l’IPCC l’Artico è la regione al mondo dove il surriscaldamento globale è più visibile: tra il 1979 e il 2018, l’estensione del ghiaccio marino artico è diminuita ogni mese. Misurando la diminuzione dei ghiacci nel settembre di ogni anno, l’IPCC ha registrato una riduzione del 2,3% ogni decade. Inoltre, il ghiaccio si è via via assottigliato lasciando spazio a quello più giovane. Infatti, sempre tra il 1979 e il 2018, la percentuale reale di ghiaccio che abbia almeno cinque anni è diminuita di circa il 90%.
La stima dell’IPCC arriva ad affermare che se il riscaldamento globale sarà di 2 gradi, nel 2100 la probabilità di avere un settembre senza ghiaccio nell’Artico si attesta sul 10-35%, mentre se sarà di 1,5 gradi la percentuale si abbassa sino all’1%.
Per quanto riguarda il permafrost, la sua temperatura è aumentata di 0,29 gradi tra il 2007 e il 2016. Secondo l’IPCC, il disgelo di questo terreno, che su scala globale contiene il doppio della CO2 dell’atmosfera, è una vera bomba climatica. Infatti, il permafrost potrebbe rilasciare grandi quantità di CO2 e metano nell’atmosfera, aumentando ulteriormente il riscaldamento globale. Per ora, le evidenze scientifiche non consentono di affermare se il rilascio di CO2 sia già in atto.
Nord Stream 2: continua la battaglia contro l’Ue
Giovedì 26 settembre il consorzio Nord Stream 2 ha presentato un esposto a un tribunale arbitrale, per determinare se l’Unione Europea abbia violato i suoi obblighi ai sensi del Trattato sulla Carta dell’energia. In particolare, il consorzio sostiene che l’Ue non abbia rispettato l’articolo 10 del Trattato, in cui si esplicita che l’Unione deve garantire un trattamento equo a tutti gli investitori.
Addetti ai lavori hanno recentemente sostenuto che gli emendamenti alla Direttiva sul gas sono stati redatti in modo tale che tutti i gasdotti esistenti possano beneficiare di una deroga alle norme del mercato del gas dell’Ue, ad eccezione del Nord Stream 2. Infatti, la deroga è possibile per i gasdotti che siano stati “completati prima della data di entrata in vigore della presente Direttiva”, che è il 23 maggio 2019. Secondo il consorzio, Nord Stream 2 è l’unica infrastruttura di importazione che non può beneficiare della deroga, anche se le decisioni di impegnare capitali economici sul progetto siano state prese prima di quella data.
La Commissione europea a inizio anno ha affermato che la Carta dell’Energia è obsoleta e pertanto va riformata, in particolare per quanto riguarda le clausole di protezione degli investitori, i cambiamenti climatici e la transizione all’energia pulita.
A luglio, gli Stati membri dell’Unione hanno conferito alla Commissione il mandato di rivedere il Trattato, affermando che la Carta deve ripristinare per l’Europa il “diritto di regolamentare” in settori come i cambiamenti climatici e i diritti dei lavoratori.
Francia, Grecia e Bulgaria incrementano i target sulle rinnovabili
Martedì 24 settembre, durante una riunione dei Ministri dell’Energia dei 28 Paesi Ue, Francia, Grecia e Bulgaria hanno dichiarato il loro impegno ad aumentare gli obiettivi nazionali in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili. La Francia ha deciso di innalzare il suo target dal 32 al 33%, mentre Grecia e Bulgaria rispettivamente dal 31 al 35% e dal 25 al 27%.
Nella medesima occasione il vicepresidente della Commissione europea e responsabile dell’Unione dell’energia, Maroš Šefčovič, ha ricordato che l’Ue rischia di non raggiungere i propri target sia in materia di rinnovabili (il gap stimato è 1,6 punti in meno rispetto all’obiettivo del 32%) che di efficienza energetica (il gap stimato è di 6,2 punti in meno rispetto al 32,5%).