LabParlamento ha incontrato Luca Bianchi, Direttore della Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), per commentare la proposta del Governo di ridurre l’uso del contante per i pagamenti e di incentivare l’utilizzo della moneta elettronica
Dottor Bianchi, parliamo di evasione fiscale. A che punto siamo in Italia?
Non siamo messi bene purtroppo. Su base nazionale parliamo di circa 91 miliardi ogni anno. A livello di macro aree, invece, sappiamo che quasì la metà di questa cifra, 41 miliardi per la precisione, sono rilevati nel Nord Italia, 35 miliardi al centro e 15 miliardi al Sud.
Quindi ha ragione il Ministro Di Maio quando sostiene che il problema è la “grande evasione”, quella cioè dei grandi gruppi industriali?
Io direi più che altro che esistono diversi tipi di evasione. Esiste una evasione di convenienza, ma esiste anche una evasione di sopravvivenza, certamente non giustificabile ma che richiede interventi diversi. Quello che abbiamo visto noi monitorando sopratutto le dinamiche economiche e fiscali del Meridione è che qui una parte consistente dell’ evasione è connessa al lavoro irregolare, che determina evasione contributiva, fiscale e mancato rispetto delle regole lavoristiche. Dunque l’evasione è parte di un circuito di attività non osservate, legate alle condizioni di minore sviluppo. Simili condizioni richiedono politiche di contrasto in termini di maggiore presenza sul territorio degli originali di controllo ma anche e soprattutto politiche di sviluppo.
Pensa sia utile ed efficace la proposta del Governo di imporre un limite alle transazioni in contante, favorendo l’utilizzo della moneta elettronica?
È una misura complessivamente corretta. Credo inciderà sul problema positivamente. Peraltro anche alcune statistiche internazionali sostengono questa proposta. Pensi che se misuriamo il valore delle transazioni effettuate tramite carte di credito in Italia finiamo al 24 posto sui 28 Paesi Europei.
Al sud poi, il 60 – 70% delle transazioni è in contanti mentre nel resto di Italia siamo 15, 20 punti percentuali in meno in media.
Ma perchè si evade in Italia? Questione culturale oppure fenomeno legato alla carenza dei servizi per i cittadini?
La scarsa fedeltà fiscale è un atteggiamento che unisce tutto il Paese, da Nord a Sud. Il problema è che il ruolo dello Stato è andato via via indebolendosi e questo ha inciso in modo negativo su quel “Patto” tra Stato e cittadino che è alla base di tutto. Al Sud, poi, questo problema è ancora più sentito perchè, nonostante vi sia un livello di servizi e di redditi inferiore rispetto al resto del Paese, c’è una pressione fiscale più elevata spinta dalle addizionali locali. Dico questo non per “giustificare” in qualche modo certi comportamenti, ma perchè è necessario colmare questi gap per il bene del Paese tutto.