Il testo, depositato il 9 gennaio nella Commissione Affari Costituzionali della Camera, introduce un sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 5% e diritto di tribuna ispirati al modello tedesco
É stata denominata Germanicum la proposta di legge elettorale depositata negli scorsi giorni dal presidente della Commissione Affari Costituzionali alla Camera Giuseppe Brescia (M5S), proprio perché ispirata al modello tedesco.
Un testo, reso ormai necessario dalla parallela riforma che prevede un drastico taglio del numero dei parlamentari, che passerebbero da 630 a 400 alla Camera e da 315 a 200 al Senato.
Stando alle dichiarazioni dello stesso Brescia, espresse anche nella relazione illustrativa del provvedimento, si tratterebbe di un primo step per far partire il dibattito parlamentare e il Ddl è stato volutamente depositato in una fase in cui la Legislatura è ancora lontana dalla sua scadenza naturale, con l’obiettivo di non sottomettere a interessi di parte il merito della discussione.
Al riguardo- ricorda Brescia – “secondo il Codice di buona pratica elettorale, elaborato dalla Commissione di Venezia, organo consultivo del Consiglio d’Europa, gli elementi fondamentali del diritto elettorale, e in particolare del sistema elettorale propriamente detto, la composizione delle commissioni elettorali e la suddivisione delle circoscrizioni non devono poter essere modificati nell’anno che precede l’elezione. La legge n.270 del 2005( c.d. Porcellum) e la legge n.165 del 2017( Rosatellum) non hanno rispettato tale raccomandazione, essendo state approvate, invece, a pochissimi mesi di distanza dal voto.”
La proposta di riforma, che con la tecnica legislativa della novellazione interverrà sul Rosatellum, si basa su 4 punti chiave:
- abolizione dei collegi uninominali;
- impianto proporzionale;
- soglia di sbarramento al 5%;
- previsione di un diritto di tribuna.
Listini e preferenze, invece, non vengono menzionati e saranno probabilmente oggetto di un confronto successivo.
Allo stato attuale il Germanicum prevede che dei 400 seggi della futura Camera, 8 spetteranno ai deputati eletti all’Estero, uno alla Valle d’Aosta e i restanti 391 saranno attribuiti, in modo proporzionale, tra i partiti che supereranno lo sbarramento del 5%. Stesso metodo verrà utilizzato per i 200 seggi del nuovo Senato: quattro andranno ai senatori eletti all’estero, uno alla Val d’Aosta e i restanti 195 saranno distribuiti ai partiti che superano il 5%.
Il cosiddetto “diritto di tribuna” mutuato negli intenti proprio dal modello tedesco rappresenta, invece, una sorta di paracadute per quei partiti che, pur non ottenendo il 5% a livello nazionale, riusciranno a raggiungere la soglia in almeno 3 circoscrizioni in almeno 2 Regioni.
Insomma, una proposta che nasce sotto ogni punto di vista in controtendenza rispetto al passato, tuttavia la premura nei tempi non ha certo impedito le critiche: del tutto sfavorevoli alla proposta sarebbero alcuni membri di LeU, capeggiati dalla senatrice Loredana De Petris, che ha dichiarato irricevibile lo sbarramento al 5% dal momento che non garantirebbe il pluralismo e la rappresentanza di tutte le forze politiche, mentre Matteo Renzi e alcuni esponenti di Italia Viva sarebbero contrari al diritto di tribuna probabilmente perché, pur sicuri di superare la soglia a livello nazionale, temono che gli avversari possano sottrarre loro dei seggi grazie a questo meccanismo.
Al di là degli intenti annunciati dal proponente, tuttavia, non si può non considerare che domani 15 gennaio la Corte Costituzionale sarà chiamata a valutare l’ammissibilità del referendum leghista che chiede l’abrogazione della parte proporzionale del Rosatellum. Se il quesito dovesse essere accolto la proposta di legge elettorale, tutta improntata sul proporzionale, subirebbe un duro contraccolpo.
Che l’avvio tempestivo della discussione altro non sia che un richiamo alla Consulta circa il ruolo centrale del Parlamento in materia?