La prima social card arriva nel 2008 con il Governo Berlusconi. Per dieci anni è rimasta la sola, poi negli ultimi anni il fenomeno è esploso, tra modifiche e sovrapposizioni
Carta vince, carta perde. Un vecchio “gioco” di strada, in realtà non proprio eticamente corretto, pare abbia stregato l’attività dei governi degli ultimi anni.
Correva l’anno 2008, il Presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, il Ministro dell’economia era Giulio Tremonti. E da lì è partita la passione per le card dei governi che si sono succeduti. Fu il decreto Legge n. 112/2008 ad introdurre infatti la prima “social card” e a stabilire il funzionamento di una misura che negli ultimi 10 anni ha rappresentato l’unica certezza per quella fetta di beneficiari interessati. Poi il numero di card ha iniziato ad aumentare. E’ arrivato poi il REI, il Reddito per l’inclusione, introdotto con decreto legislativo 147 del 2017 e con esso la rispettiva Carta rei. Inizialmente si è tentato di integrare le due misure. Nel testo della norma che ha istituito il Rei, infatti, veniva specificato che ai percettori della Carta acquisti che avessero richiesto il Rei, quest’ultimo sarebbe stato erogato sulla medesima carta che a quel punto diventava “Carta Rei”.
Poi, però, il Rei è stato “superato” dal Rdc, il reddito di cittadinanza tanto caro al Movimento 5 stelle.
E già da li sono arrivati i primi problemi, dovuti al sovrapporsi delle misure e alla conseguente confusione che ricade sui destinatari della norma.
Una confusione che ha scomodato in questi giorni l’Inps. Con il messaggio 161/2020 l’Inps ha infatti chiarito che per reddito di cittadinanza e reddito di inclusione non si applicano le medesime regole in tema di rinnovo ISEE.
Per procedere con il pagamento della prima mensilità del 2020, infatti, è necessario che i titolari di carta acquisti ordinaria e del REI procedano con il rinnovo dell’Isee (scaduto il 31 dicembre scorso) entro il termine del mese. I titolari, quindi, dovranno presentare una nuova DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) per poter continuare a beneficiare della misura, in assenza della quale la misura sarà sospesa fino a quando il beneficiario non regolarizzerà la propria posizione.
Diversa è invece la situazione dei percettori del reddito di cittadinanza, ai quali non è richiesto alcun aggiornamento della propria situazione reddituale e patrimoniale (Isee) per ricevere il pagamento di gennaio.
A rendere il quadro complessivo ancor più complicato ed intricato, sono state aggiunte altre card (circa dieci) che prevedono sconti e agevolazioni oppure contributi pubblici con cui fare direttamente degli acquisti.
Ma le card si possono ulteriormente suddividere in quelle per i giovani e in quelle a favore delle famiglie. Nel primo gruppo, introdotte con l’ultima legge di bilancio, ci sono la Carta giovani nazionale (Cgn), la Carta per i diciottenni (un restyling del bonus Cultura) e la Carta «Io Studio»; quest’ultima andrà a vantaggio degli studenti della scuola superiore, e servirà per l’acquisto di giornali quotidiani o periodici con la formula dell’abbonamento, anche digitale. Nel secondo gruppo, ci sono novità, restyling di edizioni precedenti, come le Carte per le famiglie numerose ed anche le “vecchie conoscenze” come la carta acquisti o la carta per l’erogazione del Reddito di cittadinanza, cui si faceva cenno prima.
Come funzionano le card? Le carte prepagate verranno caricate, in partenza per l’intero anno o periodicamente ogni mese, con l’importo del contributo spettante e così sarà possibile per il percettore effettuare gli acquisti consentiti; altre carte rimarranno, invece, nominative e per venire utilizzate presso i negozi occorrerà il riconoscimento di chi le esibisce.
Ognuno però ha diritto alla propria card. E così ai pensionati è stata inviata la l’Inps card che consente l’accredito delle pensioni agli over 75 e per importi superiori a 1.000 euro, che non possono essere ritirati in contanti agli sportelli.
Ai docenti di ruolo della scuola invece è stata riservata la “carta del docente”, grazie alla quale si può accedere al “bonus docenti” del valore di 500 euro l’anno per ognuno dei quasi 800.000 docenti di ruolo.
Ricordiamo che il Bonus Docenti è il contributo che l’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva assegnato al personale docente di ogni ordine e grado con la Riforma della “Buona Scuola” e che il primo anno, visti i ritardi nell’attuazione, i docenti si sono visti erogare il bonus direttamente in busta paga mentre dall’anno successivo è stata messa a punto la Carta Docente attraverso la quale gli insegnati, previa registrazione con Spid, possono generare un buono ed effettuare gli acquisti.
Tale carta è però vincolata a spese culturali o altri tipi di spese purché relativi alla formazione e all’accrescimento del proprio bagaglio culturale (Legge 13 luglio 2015, n. 107).
L’insieme di tutte le tessere vale circa 7,5 miliardi di euro in termini di “benefici”, più alcuni milioni di euro di costi di gestione e di informazione. Un importo di rilievo, certamente utile (fondamentale per alcuni).
Ciò che è meno positivo è probabilmente il “costo” della complessità del sistema e della confusione che ne deriva. Sarebbe ancora meglio se si riuscisse a rendere più fruibile e semplice l’accesso alle singole “card” e ai benefici che ne derivano: del resto è da prima dell’arrivo del card che si parla di “semplificazione”.