A sei mesi di distanza dai saluti di commiato Lab Parlamento molla gli ormeggi e torna in mare aperto, con una squadra di giornalisti, professionisti e liberi pensatori, pronti a sfidare l’odissea della comunicazione moderna, quella che si lascia guidare dalla tormenta e che non sa osservare dalla terra ferma il moto ondoso degli eventi.
Un viaggio, quello che comincia oggi, che è prima di tutto una scelta fedele al percorso cominciato nel 2013, quando Lab Parlamento pubblicò i primi pezzi per diventare, passo dopo passo, un osservatorio politico accreditato, proprio per la capacità libera e imparziale di raccontare i fatti.
Sei mesi nei quali l’Italia e il mondo intero sono stati travolti dalla pandemia, che ad oggi ha fatto 84.674 vittime e oltre due milioni e mezzo di contagiati. Un’emergenza sanitaria tutt’altro che scongiurata, che ha messo in ginocchio il nostro Paese e i cui danni peseranno per chissà quanto sulle future generazioni. In molti, all’idea di lanciare oggi una nuova testata editoriale, ci hanno consigliato di desistere perché il corto circuito mediatico è ormai intossicato da interessi e poteri, neanche troppo occulti, che guidano a suon di seo e indicizzazioni l’opinione pubblica, sempre più allergica a ragionamenti e approfondimenti perché, in fondo, basta un tweet per fare notizia e diventare popolare.
Ecco, esattamente la popolarità e il click ad ogni costo rappresentano ciò che non abbiamo messo come meta nel nostro percorso in mare aperto. Quello che proveremo a raccontare è l’Italia silenziosa che soffre e prova a ripartire. L’Italia dei giovani costretti ad emigrare per trovare un’occasione di lavoro (oltre 250mila ragazzi fuggiti via in dieci anni), ma anche l’Italia dei nonni e degli anziani (14 milioni di over 65, record in Europa) che in questa pandemia stanno pagando il prezzo più alto. L’Italia dei lavoratori, autonomi e dipendenti, oggi messi uno contro l’altro dalla beffarda incapacità della politica tutta di assumersi responsabilità e mantenere impegni. L’Italia degli oltre ottomila comuni, che sono il cuore nevralgico della nostra storia, la cui identità resta sempre segnata dalle comunità locali e dalle incredibili bellezze e tradizioni custodite nei nostri territori. Infine, racconteremo l’Italia dei palazzi della politica e non potrebbe essere altrimenti, visto il peso che ci portiamo dietro con il nome, Lab Parlamento, appunto, che ci siamo scelti.
Proveremo a raccontare i fatti guardando sempre oltre le beghe quotidiane, con acume e sarcasmo, con il rispetto e la responsabilità di chi ancora oggi crede che quella del giornalista sia una professione nobile e che nulla più del giudizio del lettore debba pesare sul valore del nostro lavoro. Non abbiamo scelto a caso di uscire in questi giorni di grave crisi politica nazionale. Giorni nei quali tutti i quotidiani e i talk nazionali danno spazio e risalto a personaggi fino a ieri oscuri burocrati del click per il voto in Aula, piuttosto che parlare del futuro di un Paese il cui debito ormai ha raggiunto livelli horror e il Pil è tra i peggiori in Europa.
“Italiani, popolo di Santi, Poeti e Navigatori”, ma anche di Responsabili e Costruttori di salde pedane dove ancorare comode e redditizie poltrone. Italiani popolo di Sovranisti che soffiano, da sempre, sul vento della sommossa anti europea, salvo poi fare la corsa al succoso seggio di Strasburgo, dove nascondersi dietro qualche battaglia di facciata.
Come ne usciremo è difficile dirlo. Forse un “Conte Ter” o un governicchio tecnico, come dicono quelli che parlano col vocabolario politichese o con le veline “whatsappate” dai portavoce. Spetta anche al Quirinale tracciare un percorso che in ogni caso, ironia della sorte, non rappresenterà mai l’esatta volontà emersa dalle elezioni del 2018, quando una legge elettorale, da tutti criticata ma ad oggi rimasta nei fatti identica, ci regalò la vittoria soprattutto degli sconfitti, con impresentabili alleanze, oltre ad altrettanto impresentabili figure dai curricula in bianco sedute sui banchi del Parlamento.
A questi signori, che con migliaia di morti per il covid e migliaia di aziende e famiglie sull’orlo del fallimento hanno trovato il tempo per aprire una crisi di governo pericolosissima, chiederemo spiegazioni. Con onestà e perseveranza. Perchè questo nuovo viaggio, l’odissea che ci siamo scelti, possa e debba essere un piccolo contributo per far ripartire il nostro Paese.