La morte di una persona cara genera sempre sconforto, dolore, smarrimento in ognuno di noi. È il momento in cui dovremmo raccoglierci per salutarlo per sempre. Ma siamo in Italia e sappiamo quanta burocrazia ci sia anche prima di effettuare l’ultimo e triste viaggio. In alcuni casi, è brutto da dire ma purtroppo rappresenta una cocente verità, il problema è anche economico. Quante sono le onoranze funebri che, mettendosi una mano sul cuore e una sul portafogli, rateizzano le spese dei funerali alle famiglie più in difficoltà?
Una situazione ancora più sconcertante quando in un Comune grande, una Metropoli, la Capitale d’Italia (e per noi, del mondo), i tempi di attesa per la cremazione raggiungono i 30/40 giorni. Immaginate un deposito, una sfilza di bare poggiate in terra, messe una sopra l’altra, in attesa di essere cremate, che restano lì giorni e giorni, stipate, come davvero fossero bancali di un prodotto qualsiasi da vendere. Peccato, che dentro ci sono persone. A lanciare l’allarme alcuni giorni fa è stata la Federcofit (Federazione Comparto Funebre) che ha denunciato tempi biblici per procedere alle cremazioni e dunque alla restituzione delle ceneri dei defunti ai parenti.
Nel mirino, la mancanza di manutenzione dei forni e la carenza di personale di AMA. A render ancora più insostenibile la situazione è un problema strettamente tecnico: le salme in attesa di cremazione, non hanno una bara in zinco, cosa che avviene invece per le tumulazioni e dopo oltre un mese di attesa purtroppo emergono problemi di odori. Sicuramente la pandemia Covid-19, che ha tristemente aumentato il numero dei decessi e anche quello delle cremazioni, soprattutto nei casi di decessi per mano del virus, ha ulteriormente gravato su una situazione già difficile, ma certamente fa storcere il naso se pensiamo che a Milano, uno degli epicentri del Covid, i tempi sono decisamente più brevi: un massimo di 48 ore.
Testimonianze di operatori nel settore funebre raccolte dalla nostra redazione ci segnalano infatti come nella Capitale la situazione sia al collasso: solo al Cimitero del Flaminio le salme in attesa fino a pochissimi giorni fa erano più di 2mila, tutte impilate in un qualche container. In questi primi giorni del 2021, i morti totali a Roma sono più di 2.400, il 25% in più rispetto allo scorso anno. E secondo i virologi, il numero dei morti in questa lunga emergenza sanitaria sarà l’ultimo a calare. Non sarebbe il caso che le Istituzioni preposte intervenissero?