Il 2020 sarà purtroppo ricordato nei libri di storia come l’anno della pandemia da Covid 19. Uno dei vari effetti che l’emergenza sanitaria ha causato e che siamo stati costretti ad adottare anche per combattere la diffusione del virus è stato il distanziamento sociale. Distanziamento che si è tradotto anche in cambiamento degli stili di vita da tutti i punti di vista: lavoro, scuola e tempo libero.
Per quanto riguarda l’aspetto legato al lavoro, lo smart working, ormai entrato nel linguaggio comune, la fa da padrone. Milioni di lavoratori che fino agli inizi del 2020 conducevano una vita da pendolare, si sono improvvisamente ritrovati a svolgere la propria attività all’interno delle mura domestiche. In prima battuta molti hanno dovuto fare i conti con la funzionalità del proprio pc, laddove non fornito dal datore di lavoro, con la velocità ed efficienza della rete internet, con le videocamere e i microfoni ed infine con le varie piattaforme per effettuare le videocall, necessarie per partecipare alle riunioni a distanza. Poi ci si è interrogati su quale fosse il luogo più adatto della casa dove poter lavorare. I più fortunati hanno potuto sfruttare la stanza adibita a studio, altri hanno allestito la postazione di lavoro in altri ambienti rivoluzionando cosi l’organizzazione e le consuete abitudini pre Covid.
Oggi dunque c’è la necessità di avere a disposizione nuovi ambienti dove poter lavorare senza dover rinunciare al confort e possibilmente senza dover sacrificare gli spazi dedicati ai momenti di relax. Questa tendenza, in termini di prospettive, di chi ad esempio è alla ricerca di una nuova abitazione, ha implicato che la domanda del mercato immobiliare è cambiata radicalmente. Secondo l’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa molti hanno pensato di cambiare la casa in cui vivono realizzando acquisti migliorativi, indirizzati su immobili di metratura più ampia o dotati di spazi esterni. Si conferma la “fuga” dai centri cittadini anche perché le nuove esigenze di spazi sono più facili da trovare fuori dalle metropoli.
Gli incentivi per ristrutturare gli immobili sono stati apprezzati e, in qualche modo, stanno sostenendo il mercato dell’usato. Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate riferiti al terzo trimestre del 2020, quindi post lockdown, si è registrata una ripresa del mercato immobiliare. Infatti, i tempi di vendita, nonostante la pandemia, a luglio erano ancora in contrazione e si sono portati a 112 giorni. Tuttavia l’arrivo della seconda ondata ha nuovamente rallentato il mercato. Ma non solo.
Gli operatori economici del settore, dopo un primo periodo di riflessione, si sono riattivati in estate facendo registrare una ripresa delle compravendite per investimento. Colliers International Group nelle sue indagini e analisi previsionali per il 2021 rivela che gli investitori sono in gran parte ottimisti sulla ripresa del mercato nel 2021. Lo si evince dal nuovo Global Capital Markets 2021 Investor Outlook. La ricerca di Colliers prevede un’impennata del 50% dell’attività di investimento nella seconda metà dell’anno indicando un ampio rinnovamento della fiducia nel mercato immobiliare. Dunque gli adattamenti della domanda dovuti alle nuove abitudini lavorative e la fiducia degli investitori sembrano essere i presupposti che determineranno la tendenza del mercato immobiliare per l’anno appena iniziato.
Di Regio