Mentre l’Italia oscilla tra un Conte-Ter e un ritorno alle urne, sembra volgere al termine una “grana” nazional popolare sulla quale, proprio in queste ore, ha espresso la propria sentenza il Ministro Dario Franceschini.
Come noto dal 2 al 6 marzo è in programma la 71esima edizione del Festival di Sanremo, affidata, ad oggi ancora ufficialmente, al duo Amadeus – Fiorello.
Dopo una querelle durata giorni, è infatti giunta l’ufficialità: Sanremo si svolgerà (se si farà) in un Teatro Ariston totalmente vuoto. Niente pubblico. Nemmeno se composto da attori e figuranti.
Una forma sicuramente di rispetto, oltre che di reale necessità sul fronte sanitario, verso tutti gli operatori del mondo dello spettacolo, artisti, fonici, tecnici e lavoratori di ogni natura, messi all’angolo oramai da troppi mesi.
Dopo tutto, siamo sinceri: sarebbe stato quasi un affronto assistere a cinque serate “di assembramento” quando c’è tutto un mondo intorno al palo da tempo che non vede il becco di un quattrino.
Sì, è vero: tutto il pubblico entrerebbe in Teatro solo previo tampone, così come chiunque orbiterà nei meandri dell’Ariston. Ma rimane comunque il fatto che si sarebbe andati incontro ad un controsenso “istituzionale”.
In parole povere: “siccome siamo la Rai e il Festival tra sponsor e ricavi vari ci fa guadagnare qualche svariato milioncino di Euro, chissenefrega di tutto il mondo, organizziamo cinque giorni facendo finta che nulla stia accadendo. Attenzione, chi vi scrive ama il Festival di Sanremo.
Non a caso proprio lo scorso anno, a pochi giorni dalla pandemia, ho trascorso i giorni più belli della mia vita tra le viuzze meravigliosamente piene di musica della Riviera. Ma mi domando: possibile che su un argomento così “leggero” se paragonato ai mille e più impervi ostacoli che stanno attanagliando la nostra bella Italia sia necessario alzare il polverone che è stato acceso?
Un Sanremo senza applausi, un Sanremo senza la movida che da sempre lo accompagna, un Sanremo con le mascherine, distanziati, con i negozi, bar, ristoranti e pizzerie forse aperti. Un Sanremo senza red carpet, senza selfie, senza abbracci e senza sgomitate per la foto più bella con il proprio artista preferito. Possibile a questo punto, per quanto chi ama il Festival possa soffrire di questa ipotesi, dire… Arrivederci al 2022?