Ha destato molta attenzione, nei mesi scorsi, la vendita de Il Tirreno, La Gazzetta di Ferrara, La Gazzetta di Modena e de La Gazzetta di Reggio da parte del gruppo editoriale Gedi (che fa capo a John Elkann)alla Sae, una nuova realtà fondata (e guidata) da Alberto Leonardis. La nuova società, costituita per l’occasione la scorsa estate, nonostante il momento storico (ed economico) flagellato dalla terribile pandemia, ha deciso – con coraggio e in controtendenza – di investire sul mondo della carta stampata. 54 anni, abruzzese, imprenditore di lungo corso, Leonardis, già editore de Il Centro, si rimette nuovamente in gioco nel giornalismo, sostenuto dal trend positivo registrato dai giornali locali, in continua crescita a differenza di quelli nazionali.
Dottor Leonardis, da qualche mese a questa parte, il settore dell’editoria italiana è in fermento a causa della notizia dell’acquisto – da parte di una cordata imprenditoriale da lei coordinata (denominata Sae) – di quattro testate del gruppo Gedi. Tale evento non è passato di certo inosservato. Volendo finalmente fare chiarezza al riguardo, potrebbe spiegarci come è andata realmente la vicenda?
«L’operazione Sae è stata condotta con grande riservatezza per rispetto dei tanti lavoratori che operano nei quotidiani coinvolti e per evitare ogni possibile speculazione. Il gruppo ha studiato con attenzione il settore di riferimento ed ha colto in ‘Il Tirreno’ di Livorno, ‘La Gazzetta di Ferrara’, ‘La Gazzetta di Modena’ e ‘La Gazzetta di Reggio’ un grande potenziale. Il nostro obiettivo è quello di sviluppare i futuri piani editoriali di queste quattro testate così da creare nuove opportunità informative a favore dei lettori. Accanto alle notizie locali, infatti, immaginiamo anche la divulgazione di notizie che siano capaci di tratteggiare un contesto maggiormente globale, soprattutto sui temi legati all’innovazione, economici di scenario e sociali, in particolar modo incentrato sulla lotta alle disuguaglianze, e senza dimenticare un’attenzione privilegiata all’ambiente e alla promozione dei consumi sostenibili. Naturalmente tutti noi siamo consapevoli di quanto sia necessario valorizzare il singolo territorio di riferimento e le istituzioni che in esse vi operano, offrendo a loro il nostro aiuto e la nostra disponibilità a raccontare quanto di buono si sviluppa quotidianamente valorizzando, nel contempo, al meglio le persone».
Oltre ad essere un noto imprenditore, lei ricopre anche l’incarico di Presidente e AD del gruppo Sae. Possiamo dunque immaginare che tale strategia di acquisto sia frutto specialmente di una sua intuizione. Potrebbe raccontarci precisamente qual è stato il suo ruolo nel corso delle trattative?
«Ho cercato di aggregare quelle realtà che ritenevo potessero cogliere il valore dell’operazione, e non esclusivamente in termini finanziari/economici, ma soprattutto in ottica di opportunità. Ho contattato personalmente varie aziende per poi selezionarne alcune. Ho coinvolto solo chi, secondo me, ha visione e intuizione per comprendere che il mondo, dallo scorso anno, non è e non sarà più lo stesso. Oggi investire sulla carta stampata locale potrebbe sembrare in controtendenza ma è esattamente il contrario! La tremenda pandemia che stiamo vivendo ha messo in crisi il modello di sviluppo globalizzato e, se da una parte, ha fatto da detonatore a processi che sarebbero giunti a maturazione magari soltanto fra 5 o 10 anni (basti pensare allosmartworking, la didattica a distanza, la telemedicina), dall’altro punto di vista questa esperienza ci ha costretti – a torto o a ragione – a riscoprire i nostri territori, i servizi di prossimità, apprezzandone sovente alcuni aspetti ignoti o sottovalutati. Ecco da qui l’importanza di riscoprire la comunità civica attraverso le notizie e l’interazione con le diverse realtà che la compongono, stando sempre attenti, però, a quanto accanto nel mondo».
La vicenda dell’acquisto, da parte di Sae, di queste testate, ha rivitalizzato il dibattito sul futuro dell’editoria. Dal suo punto di vista (e dalla sua esperienza) il giornale cartaceo ha ancora un futuro? Quali iniziative dovrebbe assumere la politica per sostenere il mondo dell’informazione?
«Il giornale cartaceo è parte di un ingranaggio, quello dell’informazione. Se solo una delle ruote di questo ingranaggio si inceppa tutto il meccanismo è compromesso. Il quotidiano stampato, a dispetto dei numeri di vendita, ha il dovere di essere autorevole più del digitale per essere quel “baluardo” di libertà (e qualità) informativa che la democrazia stessa richiede ma, allo stesso tempo deve garantire autorevolezza. Il digitale ci ha dimostrato che spesso le notizie sono difficilmente controllabili per via della rapidità con cui si diffondono e per via dell’assenza di regole. Ecco perché la politica deve riscoprire il valore del giornale cartaceo quale l’unico baluardo di contrasto alladisinformazione online. Le prossime sfide del legislatore saranno quelle di riuscire a trovare soluzioni capaci di mettere ordine a questo mondo così veloce e complesso per evitare, soprattutto in un momento difficile come questo, di diffondere informazioni errate o peggio ancora di falso allarmismo. Ancora una volta il quotidiano cartaceo rappresenta, più che un traguardo dell’editoria classica, un punto di partenza verso la verità».