A Roma l’unità del centrodestra perde colpi registrando una curiosa sintonia di vedute tra Lega e Forza Italia e uno splendido isolamento di Fratelli d’Italia, il partito che più di ogni altro ha messo un’ipoteca sul candidato sindaco unitario.
Casus belli, l’audizione informale del sindaco Virginia Raggi in commissione Affari Costituzionali della Camera che si sarebbe dovuta svolgere domani, 3 febbraio, nel giorno in cui si ricorda, anzi si dimentica vista l’assenza di eventi, il 150° anniversario della proclamazione sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia di Roma Capitale.
Dopo circa un anno e mezzo di appelli da parte del mondo della cultura e amnesie storiche da parte di tutta la filiera istituzionale e governativa, la commissione Affari Costituzionali della Camera aveva chiesto la calendarizzazione dell’audizione della sindaca Raggi che avrebbe dovuto comparire davanti ai commissari per riferire sui destini di Roma e dei suoi poteri speciali. Temi molto pesanti sui quali i parlamentari romani si sono confrontati per anni in seno all’Osservatorio parlamentare su Roma capitale e sistematicamente evitato dai grillini e dalla Raggi stessa.
A quattro mesi dalla fine della consiliatura, dopo 5 anni nei quali, stando alle dichiarazioni pubbliche, la sindaca non è sembrata mai interessata al dibattito sull’assetto istituzionale della Capitale, nonostante la presenza di un presidente del Consiglio pentastellato del quale i grillini avrebbero potuto approfittare chiedendo una corsia d’emergenza per Roma, improvvisamente i 5stelle scoprono che esiste un problema istituzionale chiamato Roma Capitale. Per loro, quest’audizione sarebbe stata una bella mossa, anche se del tutto inutile viste le condizioni in cui si sarebbe svolta: governo dimissionario, Parlamento immobile, pesante incognita del Recovery sui destini dell’Italia.
Tornando all’audizione di domani, Lega e Forza Italia fanno saltare l’audizione, accusando la Raggi di usare il palcoscenico istituzionale per parlare per l’unica volta in Parlamento dello status di Roma Capitale. Che si sia trattata di una mossa condivisibile non ha neppure troppa importanza, ma sicuramente legittima e comprensibile nel gioco della dialettica parlamentare.
Il socio di maggioranza (a quanto risulta dai sondaggi) del centrodestra romano, ovvero Fratelli d’Italia, invece, di fronte alla scelta di Fi e della Lega di mettersi contro la Raggi in audizione, definisce incomprensibile la decisione dei colleghi di Lega e Forza Italia di negare il consenso all’audizione informale del sindaco di Roma Raggi sui poteri speciali e le risorse per la Capitale in programma appunto per mercoledì 3 febbraio 2021.
Mentre per Forza Italia a parlare è Maurizio Gasparri per Fratelli d’Italia parla Paolo Trancassini, deputato meloniano che per 20 anni è stato sindaco di Leonessa, un bel borgo nel reatino alle falde del Terminillo e alle porte di Roma, ma certo non proprio trasteverino. “Fratelli d’Italia – ha detto ieri Trancassini – ritiene una scelta incomprensibile la decisione dei colleghi di Lega e Forza Italia di negare il consenso all’audizione informale in Commissione Affari Costituzionali del sindaco di Roma Raggi sui poteri speciali e le risorse per la Capitale in programma per mercoledì 3 febbraio 2021. FdI aveva condiviso il contenuto della richiesta inviata alla Commissione dal presidente dell’Assemblea capitolina De Vito, perché è da anni che chiediamo al M5S di assumersi le proprie responsabilità e impegnarsi concretamente per la Città Eterna”.
Con un suo comunicato, dunque, Fdi si dissocia dai suoi alleati mostrando qualcosa di più: l’irritazione del partito di Giorgia Meloni per una scelta sulla quale evidentemente non era stata coinvolta. Una fotografia inedita che vede un fronte trasversale formato da Pd, Leu, 5stelle, Fdi contro Fi e Lega. Ma dimostra soprattutto la volontà di continuare a mantenere un profilo da king maker per la corsa al Campidoglio, facendo però parlare le seconde linee del partito meloniano per attaccare alleati strategici nella corsa romana. Schermaglie elettorali già viste in passato ma che certo non possono sfuggire agli addetti ai lavori.
L’audizione convocata e sconvocata l’altro giorno, con le conseguenti frizioni nel centrodestra è però una sorta di autosconfessione: il centrodestra non è affatto pronto per una candidatura unitaria, e non è affatto scontato che gli alleati corrano tutt’insieme attorno allo stesso nome.