Quasi al termine di una delle giornate più noiose della storia parlamentare a palazzo Madama alle ore 22.05 prende la parola il senatore Matteo Salvini, segretario della Lega, per spiegare le ragioni che hanno portato il partito di via Bellerio a votare la fiducia e a sostenere “convintamente” il governo Draghi. Ragioni che, per il leghista duro e puro, non sono certamente i tre ministeri chiave ottenuti nella fase di contrattazione politica (lo ricordiamo: il ministero dello Sviluppo a Giancarlo Giorgetti, quello del Turismo a Massimo Gravaglia e il ministero della disabilità a Erica Stefano). Ragioni di cuore e di sovranismo perchè, come dice Matteo “abbiamo messo il bene dell’Italia prima dell’interesse del Partito. La salute e il lavoro prima degli interessi o delle beghe interne. Abbiamo un valore comune: la libertà educativa, di cura, di pensiero”.
Poco meno di dieci minuti di intervento che, a differenza dei colleghi senatori degli altri partiti, è stato spesso interrotto da applausi da stadio dei suoi. Un intervento politico, non privo di stoccate al buonismo della sinistra, ad esempio sull’ambientalismo, che certamente ha riportato Mario Draghi sulla terra di un dibattito parlamentare che in Italia, specie in questa legislatura, non è mai stato particolarmente elevato.
Tra i punti centrali dell’intervento di Salvini vi è il richiamo al professor Draghi all’impegno preso per un’Europa vicina alle imprese e alle famiglie, un’Europa che Salvini non attacca più con i toni sovranisti di un tempo ma che, forte della fiducia nel nuovo esecutivo, si sente finalmente di poter affrontare, mai come ora legittimato dalla figura di Draghi, a viso aperto.
“La sovranità appartiene al popolo“, ha ricordato Salvini, utilizzando, ironia della sorte, una frase usata dalla ex compagna di coalizione, Giorgia Meloni, che quella sovranità l’avrebbe fatta misurare nelle urne elettorali, consentendo ai cittadini di scegliere i propri governanti.
“L’Europa è casa nostra, è la culla del cristianesimo“, ha proseguito il leghista, sottolineando che “l’Europa che vogliamo è quella del benessere, della crescita, della tutela della famiglia e della vita. Non è l’Europa dei vincoli di bilancio, dell’austerità, dei tagli“. Per questo “se l’Europa impone disoccupazione e chiusure criticarla e cambiarla non è un diritto ma un dovere di ogni cittadini italiano”.
All’esecutivo la Lega chiede da subito un impegno a dire No a nuove tasse e a lavorare per un taglio progressivo dell’Irpef, a favore di imprese e famiglie. Quanto alla burocrazia, ha aggiunto Salvini, “azzerare il codice degli appalti italiano che ha complicato la vita alle imprese e prendere quello europeo riaprendo subito tutti i cantieri”.
Infine, una stoccata all’ambientalismo di sinistra che serve a lanciare l’ennesimo segnale di forza in una coalizione ampissima dove sarà complesso far sentire la propria voce. “In Europa i rifiuti diventano energia, calore e ricchezza. In italia ci sono solo 36 impianti di valorizzazione dei rifiuti. Noi diciamo No all’ambientalismo da salotto e chiediamo di costruire impianti, come in Francia e Germania, per trasformare i rifiuti in energia ed evitare la vergogna della Terra dei Fuochi che alimenta solo la malavita”.